I principi chiave del comunismo libertario

Sharp: Come abbattere un regime autoritario

Se desideriamo avvicinarci al concetto di “comunismo libertario”, è fondamentale gettare luce sui suoi principi e obiettivi. Iniziamo con la consapevolezza che, per realizzare questo ideale, « c’è da distruggere l’organizzazione attuale, cioè lo Stato e la proprietà privata » [1].

« Per distruggere la miseria, come per impedire la schiavitù, è necessario opporsi all’accumulazione di proprietà e potere, di modo che nessuno prenda più di quel che gli necessita, e non sia necessario che qualcuno comandi su di un altro » [3]. D’altro canto, « la società umana è possibile perché l’uomo è un animale sociale. Lo Stato non è altro che una verruca sovrapposta che può essere amputata senza che si abbia nessun cataclisma, producendo un sollievo inimmaginabile per la società che la sopporta » [6].

La definizione di “comunismo libertario” fornita dalla Federazione dei Comunisti Anarchici (FDCA) [1] ci aiuta a comprenderne meglio il significato. In breve, implica il passaggio dal governo degli uomini all’amministrazione collettiva delle risorse. Questa amministrazione avviene in forma diretta senza deleghe in bianco, con la « osservanza della volontà della maggioranza » [2] che, tuttavia, non dovrà “sottomettere” la minoranza. Il sistema si basa su una rete federata di « collettività di base » ( « raggruppamenti più generici come quelli di quartiere [Municipi liberi”, NdR] o consigli settoriali » [“Sindacati”, NdR]), incaricate principalmente di gestire l’economia per soddisfare le necessità di tutti.

Affinché il nuovo ordine sociale abbia successo, è fondamentale garantire l’abbondanza, la sovrapproduzione, di beni di prima necessità: « questo facilita la distribuzione e sopprime la causa più essenziale dello scontento ».

La produzione di tali beni richiede un lavoro sociale, organizzato e distribuito tra tutti « i membri validi della collettività ». Questo lavoro sociale non rappresenterà un peso eccessivo per nessuno perchécoinvolgerà anche tutti coloro che erano precedentemente impegnati in « professioni parassitarie e antisociali » ( politici professionisti, burocrati statali, poliziotti, carcerieri e militari [2], per esempio ) o in produzioni non essenziali. Idealmente sarà limitato a tre ore al giorno.

Parallelamente al lavoro sociale, « esisterà una produzione volontaria, libera, lasciata all’iniziativa individuale » perché « frutto dell’inclinazione e della passione » [3]. In questa visione, le iniziative non strettamente economiche restano di competenza dell’iniziativa privata di individui o gruppi.

Fondamenti di “comunismo libertario”: l’abolizione della proprietà privata

Nel contesto “comunista libertario”, « la soppressione della proprietà privata e dell’accaparramento della ricchezza costituiscono la garanzia imprescindibile della libertà economica » ( « la miseria degrada e la ricchezza perverte », [3] ).

« Quello che separa gli uomini è la proprietà privata, il tuo e il mio.Tra fratelli, il possesso di un oggetto o la divisione del patrimonio. E la disunione è tanto maggiore, e l’odio tanto più vivo, quanto maggiore sia il dislivello, e più ingiusta la ripartizione di una cosa », [6]. Ciò vale anche per il Potere e il Sapere.

Tuttavia è importante sottolineare che « questa intransigenza verso la proprietà privata non può essere estremizzata fino a negarla per le cose di uso personale, né per i prodotti dell’attività personale dell’individuo ». Insomma va garantito lo « usufrutto di ciò che serva a ciascuno ».

Fondamenti di “comunismo libertario”: Il “diritto alla libertà” di autodeterminarsi

In termini di lavoro sociale, « l‘anarchismo – va ricordato – non ammette altra forma di coazione sull’individuo che la coazione morale, cioè l’isolamento e il disprezzo per chi manca di solidarietà e per il vano impenitente ».

I diritti fondamentali degli uomini, ridotti all’essenziale includono « il diritto al soddisfacimento delle sue necessità [3], e il diritto a disporre di se stesso; vale a dire, il diritto alla vita e il diritto alla libertà » [4] ( «siamo tutti d’accordo nel segnalare che la cosa peggiore dell’attuale società è la miseria. Ciò nonostante ancora peggiore è la schiavitù, che obbliga l’uomo a soccombere, impedendogli di ribellarsi » [3] ).

Nel diritto di “disporre di se stesso” va incluso quello di soddisfare la propria « fame di conoscenza, di penetrare i misteri della Natura e le conquiste della Scienza » [6].

L’elemento “libertario” di questa organizzazione comunista implica l’assenza di forza o autorità che minaccino la libertà individuale.

Una “tessera del produttore” per il riconoscimento diritti politici ed economici

Chi rifiuta di contribuire al lavoro comunitario, ad eccezione di bambini, infermi e anziani, potrebbe tuttavia perdere alcuni diritti, come quello di deliberare e consumare quanto prodotto da altri. Ciò potrebbe attuarsi per mezzo di una “tessera di produttore”: « per godere di tutti i diritti è necessaria la tessera di produttore, rilasciata dal rispettivo Sindacato, da cui risultino, oltre ai dati necessari per il consumo – come per esempio il numero dei familiari – i giorni di lavoro e la durata delle giornate lavorative ». « Riconosciamo il diritto ad essere pigro, sempre che colui che voglia avvalersene acconsenta a condurre la sua vita senza alcun aiuto da parte degli altri » [3]. « Accettiamo una restrizione quando la riteniamo giusta, e quando ci si lascia l’arbitrio di giudicarla. La rifiutiamo con tutte le nostre forze quando ci viene imposta negandoci il diritto di discuterla » [3].

« Per amore della libertà ripudiamo il comunismo da convento o da caserma, da formicaio o da alveare, e un comunismo da gregge come quello della Russia » [3]. « Il comunismo, per potersi chiamare tale, deve chiamarsi anarchico. In questo modo lo intesero anche coloro che, impiantandolo in Russia, dissero di andare verso l’Anarchia, e giustificarono la Dittatura come provvisoria, cosa che sempre hanno avuto la cura di dire tutti i tiranni » [6].

Il raggiungimento di questi obiettivi è possibile attraverso « l’azione diretta […] che non è altra cosa che la realizzazione immediata dell’ideale concepito, rendendolo tangibile e reale » [3, ma vedi anche nota 5].

Vivendo il comunismo libertario, impareremo a correggere i punti deboli e gli errori, poiché l’uomo impara a camminare camminando.

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Fonti e Note:

[1] FDCA, 1936, “Il Comunismo Libertario e altri scritti”, Isaac Puente.

[2] «L’esercito deve essere l’intera collettività » (FDCA, 1933, “Verso l’interpretazione collettiva del comunismo libertario”).

[3] « Per effetto del suo modo di essere e della sua natura, l’uomo ha due inesauribili aspirazioni: il pane, cioè quello che gli serve per soddisfare le sue necessità economiche ( mangiare, vestire, casa, istruzione, assistenza sanitaria, mezzi di comunicazione, ecc.) e la libertà, ossia il poter disporre della sue azioni (FDCA, 1933, “Il comunismo libertario”).

[4] Il primo diritto, quello “alla vita”, quindi, non va inteso non nello stretto senso del diritto a “non essere ucciso da altri uomini” bensì in quello più amplio che include il soddisfacimento di quei bisogni che rendono dignitosa la vita, che sono alla base del benessere ( vedi per un succinto elenco nota [3]). D’altro canto, « non concepiamo come libero chi è affamato ».

[5] « Nell’azione diretta l’obiettivo è quello di impedire a un altro agente politico o organizzazione politica, ideologica ecc. di eseguire alcune pratiche a cui gli attivisti si oppongono » ( sit-in, scioperi, occupazioni sul posto di lavoro, blocchi di strada o hacktivism ) (Wikipedia, “Azione diretta”).

Ma vedi anche Gene Sharp e le sue “198 tecniche di lotta nonviolenta”.

[6] FDCA, 1933, “La società dell’avvenire: il comunismo anarchico”.

2 risposte

  1. Giuseppe ha detto:

    Tutto troppo bello ma l umanità non è ancora pronta … utopia!

  2. Sandro ha detto:

    A chi dice che il comunismo libertario è un’utopia: anche il capitalismo neoliberale sembra un’utopia se lo raccontiamo, o meglio sembra il racconto di un futuro distopico. Eppure lo stiamo vivendo.

    Smettiamola di avere paura del cambiamento, l’alternativa esiste basta volerla e agire per essa.

    Basta scuse!

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