Merlino, quale sovranità? L’inganno del Parlamento

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Il Parlamentarismo, che per molti rappresenta l’avvenire politico della società umana, è invece il suo passato.

La sua origine è aristocratica e feudale. I nobili, per garantire i propri privilegi e partecipare col re al potere, reclamarono il diritto di costituirsi in Parlamento. […] Il parlamentarismo inglese si appropriò ben presto delle faccende pubbliche e le gestì nell’interesse della classe nobiliare, da cui traeva i suoi membri.

Oggi il parlamentarismo è screditato, abbattuto, sfinito. Il carattere della legislazione, la qualità dei deputati, la reputazione del Parlamento presso l’opinione pubblica declinano ogni giorno di più. È più vicino alla tomba che alla culla. Agonizza, e morirà nell’impotenza e nel disonore.

Ingenuo chi ripone in esso le proprie speranze; i Parlamenti trascinano la loro esistenza in sterili lotte di partito, in un cicaleccio vano di vanitosi e ambiziosi, ma sono incapaci di attuare – figuriamoci iniziare – grandi o piccole riforme.

Certo, se il Parlamento ha un potere, è quello di fare le leggi. Ma anche qui, la sua onnipotenza si riduce, nella pratica, a ben modesti confini.
Anzitutto, non pensiate che far leggi significhi prenderne l’iniziativa. Le leggi di iniziativa parlamentare sono rare: le proposte dei deputati si trascinano dalla Camera ai Comitati, da questi di nuovo alla Camera, di sessione in sessione, oscurandosi e ravvivandosi, finché si estinguono del tutto.

In un anno, il Parlamento funziona – a voler essere generosi – sei mesi, e di questi, con molta indulgenza, undici dodicesimi si consumano in sedute ordinarie, cui partecipano, se va bene, una quarantina di deputati.

La cosiddetta “Sovranità Popolare”

Tutti sanno come la volontà del paese venga manipolata da associazioni politiche, dai capi-partito e dai grandi elettori. Sono i capi a scegliere i candidati, che si presentano agli elettori i quali si trovano a scegliere tra San Paolo e San Pietro, tra il cavaliere Ficcanaso e il commendator Imbroglione.

Tanto vale e può la “sovranità del popolo”!

La corruzione elettorale e post elettorale, un cancro incurabile

Non parliamo della corruzione elettorale, né della cosiddetta “pressione governativa”. Nessuna legge è riuscita a impedire la prima, e nessuno ha mai preteso di fermare la seconda.

In generale, nei nostri collegi, le elezioni si fanno per relazioni più personali che politiche. In ogni paese ci sono due, tre, quattro capi-partito o grandi elettori: conquistati questi, l’elezione è assicurata”.

“Ma costoro non si comprano con denaro o doni: spesso, anzi, sono i più ricchi della zona e si indignerebbero all’idea di usare la loro influenza per un prezzo simile. Essi attendono un compenso ben maggiore: i loro crediti maturano dopo l’elezione, a scapito dell’ufficio dell’eletto”.

Il grande elettore deve mantenere la sua influenza a spese del deputato per cui si è speso alle elezioni“.

E in che modo?

“Qui c’è un sindaco o un vicepretore da nominare o rimuovere, lì un consiglio comunale o provinciale da sciogliere, altrove un istituto da riformare; in un luogo un magistrato da trasferire, in un altro un funzionario da promuovere; qui un agente da sistemare, lì una cattedra da assegnare, altrove un professore da premiare, o uno studente da far ammettere al liceo o all’università; qui una multa da annullare, lì una grazia da concedere, altrove un impiego da ottenere, qui una proroga dei lavori, lì una dilazione nei pagamenti, altrove una spinta per opere pubbliche ben o mal costruite. Così, per una catena infinita di interessi, il rappresentante della nazione diventa un sollecitatore d’affari… e il Governo sfrutta questi interessi nei momenti critici delle votazioni”.

Mercimonio dei voti nelle elezioni, mercimonio dei voti nelle votazioni: questa è la quintessenza del sistema parlamentare.

Il sistema di potere di “rappresentativo” non ha nulla

Il Parlamento non rappresenta davvero gli elettori, così come gli elettori non rappresentano il paese.
L’intero sistema rappresentativo non ha che il nome: nella realtà, è un intreccio di falsità, menzogne, finzioni e compromessi, attraverso cui la volontà e gli interessi di una minoranza audace e predatrice vengono spacciati per volontà e interessi nazionali.

Gli elettori costituiscono una minoranza dei cittadini, e di questa minoranza, una parte sempre più ridotta partecipa alle elezioni.
A loro volta, i votanti si dividono: da un lato gli uomini di un partito, dall’altro quelli dell’altro.

Ma se analizziamo davvero le ragioni del voto, oh! quale sconfinato e desolante scenario ci si apre davanti!
Qui troviamo interessi locali, lì favori governativi, altrove interessi puramente personali: un appalto, un posto, una promozione, una grazia, una medaglia, uno sconto in banca, una proroga su una cambiale, persino un biglietto da cento o da dieci.

La regola è una sola: l’interesse particolare prevale su quello generale e lo rimpiazza.
Ma cinquecento interessi privati, spesso in conflitto tra loro, non costituiscono l’interesse generale della nazione.

La Camera, eletta da una minoranza ristretta di cittadini, si frammenta in partiti.
E in ogni partito, su ogni questione importante, si forma una maggioranza e una minoranza.

Alla fine, che cosa resta davvero di rappresentativo nel governo parlamentare?

I deputati? Vivono ed ingrassano alle spalle della nazione

I deputati non si occupano degli interessi del paese, ma gestiscono gli affari del loro partito.

Occorre anche ricordare che un tempo – nell’età dell’oro del parlamentarismo – i partiti avevano dei princìpi; oggi hanno soltanto interessi.

La Camera, se rappresenta qualcosa oltre sé stessa, rappresenta la minoranza privilegiata.

Ricordate: durante le elezioni i candidati corrono dietro agli elettori, ma dopo le elezioni sono gli elettori a inseguire – e spesso a lungo – i deputati. I deputati, da qualunque classe provengano, una volta eletti, cessano di appartenervi e formano una nuova classe: quella di chi vive e ingrassa alle spalle della nazione.

Il Potere? Non è nel Parlamento ma dentro i Ministeri

In verità, solo il Ministero è arbitro di ogni cosa: dispone della borsa e della vita dei cittadini, assegna impieghi, premia i sostenitori e punisce gli avversari.
Comanda sulle forze di terra e di mare, finanzia – attraverso i cosiddetti “fondi occulti” – spie e giornalisti compiacenti, tiene saldamente le redini della giustizia.

Il Gabinetto è uno Stato nello Stato.
I Consigli dei Ministri si riuniscono in segreto: lì si manipolano la volontà del paese, si gestiscono i carrozzoni finanziari, si decidono alleanze, pace e guerra.

Si introduce così nello Stato una dittatura invisibile: siamo governati da una manciata di piccoli tiranni, alcuni interni, altri esterni al paese.

Siamo in pericolo di scivolare verso una gerontocrazia e una plutocrazia.

Fonti e Note:

[1] Francesco Saverio Merlino, 1887, La fine del Parlamentarismo, pagg. 1-35.

1 commento su “Merlino, quale sovranità? L’inganno del Parlamento”

  1. Condivido molte critiche espresse in questo articolo: il parlamentarismo attuale è degenerato in un sistema di privilegi e mediazioni opache

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