
“Sinistra Libertaria” ha, come proprio elemento “identitario” il riconoscimento pieno delle libertà agli individui, in sostanza di ognuno dei “diritti umani” unanimemente riconosciuti. Ciò però non come “riconoscimento” da parte dello stato bensì come “diritto naturale” di ciascuno.
Più in particolare il “libertario” sostiene quella filosofia politica che propone la libertà come il più alto fine politico. Essa è intesa come difesa dei diritti civili dell’individuo, di pensiero e di azione: di libertà individuale, di associazione, di riunione, d’espressione.
I libertari, in genere, vedono lo stato come la principale minaccia alla libertà.
Forse per questo, il termine “libertario” è stato a lungo associato all’anarchismo, in senso dispregiativo.
In realtà, il libertarismo è molto vecchio ed articolato.
Prima che che lo scrittore francese Joseph Déjacque nel 1857 impiegasse il nome “Le Libertaire” per il proprio giornaleera stato William Godwin ad esporre la tesi “libertaria” nel 1793.
Successivamente sono sviluppate due correnti libertarie, l’una di sinistra e l’altra di destra: il “libertario”, infatti, si divide sulle questioni economiche.
Il libertarismo di destra: libero mercato senza controllo stato
Quello “di destra”, influenzato dal pensiero liberale classico, sostiene il capitalismo ed il libero mercato [1]. Esistono nel mondo, e anche in Italia, esempi di tale pensiero. Ad esempio nel Movimento Libertario ( anche se loro si dichiarano “ne di destra, né di sinistra” ).
Il libertarismo di sinistra: abrogazione capitalismo e del denaro
Al contrario, dal punto di vista economico, il libertarismo socialista ( “di sinistra” ) promuove l’abrogazione del capitalismo e del libero mercato. Naturalmente, è contrario pure alla proprietà dei mezzi di produzione da parte dello stato.
Idealizza l’autogestione dell’economia, il mutualismo, il collettivismo ( associazione volontaria ). Sostiene la proprietà pubblica dei terreni e quindi il pagamento di una tassazione a favore della collettività da parte di chi li usa ( “georgismo” ).
Nella frazione degli anarco-comunisti, predica l’abolizione del lavoro salariato e giunge anche a sostenere la necessità dell’abolizione del denaro da sostituire con un’economia della comunione e del dono.
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Fonti e Note:
[1] Rispetto ai liberali, tuttavia, i “libertari di destra” ( anarco-capitalisti o anarchismo egoista) enfatizzano la natura autoregolante del mercato ( economia del “laissez-faire” ) mentre propugnano l’abolizione dell’intervento di ogni potere e funzione statale, e superflui ed improduttivi i tentativi di ridistribuire la ricchezza.
I “semplici” liberali, invece, non mostrano ostilità verso lo Stato, e sono favorevoli alle banche centrali e alle politiche monetariste.
Una via di mezzo tra “liberali” e “libertari di destra” sono i “miniarchisti” che credono invece che sia necessario uno Stato minimo, spesso indicato come un “guardiano notturno”, per fornire ai suoi cittadini tribunali, forze armate e forze di polizia.
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