Sharp: Come abbattere un regime autoritario

Sharp: Come abbattere un regime autoritario

« A volte, la chiamata alla resistenza da parte di un singolo o di un piccolo gruppo può essere raccolta da una quantità sorprendente di persone ». Lo sostiene Gene Sharp, filosofo statunitense noto per le sue teorie sue battaglie sulla “disobbedienza civile” – non volle partire militare per la guerra in Corea, ad esempio – e per la “non violenza”.

Benché « le campagne di ribellione politica contro le dittature possono cominciare in molti modi diversi, [ a volte ] nascevano in maniera sostanzialmente accidentale », secondo Sharp quel che è indispensabile « pianificare le proprie azioni » [1].

Infatti, « un miscuglio di azioni avventate non giova allo sviluppo di una resistenza efficace ». Anzi, secondo il teorico della “ribellione politica”, « la spontaneità (…), spesso è connotata da svantaggi ». « È invece fondamentale agire tenendo conto di un accurato calcolo dei “passi successivi” richiesti per abbattere la dittatura », insiste Sharp.

Con la dovuta pianificazione, potrà risultare sufficiente per il diffondersi della “ribellione politica”, anche solo « un inasprimento delle misure repressive, l’arresto o l’uccisione di personalità di spicco, la penuria di scorte alimentari, la mancanza di rispetto verso un credo religioso oppure l’anniversario di un evento importante ».

La guida di Sharp alla “ribellione politica”: i 4 concetti fondamentali

Gene Sharp identifica nella sua “guidaquattro concetti fondamentali per la pianificazione di una “ribellione politica”: « disegno complessivo, strategia, tattica, metodo ».

  • « Il “disegno complessivo” si concentra sugli obiettivi e le risorse. (…) serve a coordinare e dirigere tutte le risorse disponibili (economiche, umane, morali, politiche, organizzative e via dicendo) ».
  • « La strategia, inscritta nel disegno complessivo, stabilisce il modo migliore per raggiungere obiettivi specifici in un conflitto. Implica considerazioni di più ampio respiro. Serve anche a pianificare un buon uso della vittoria, una volta che si è raggiunta ».

In proposito, avverte Gene Sharp, come limitare « l’obiettivo all’abbattimento della dittatura in atto corre il grave rischio di originare una nuova tirannide ». In altre parole, risulta indispensabile anche prevedere « una strategia per gestire la transizione verso un sistema democratico ».

  • « Con tattica ci riferiamo all’utilizzo sapiente delle forze di una fazione, (…) impiegata per raggiungere un obiettivo particolare ».

Deve essere scelta « senza distogliere mai l’attenzione dal raggiungimento degli obiettivi strategici ». In altre parole, « i successi tattici che non portano al raggiungimento dei fini strategici rischiano di rivelarsi come uno spreco di energia ». « La tattica prevede sempre lo scontro [ non violento ben inteso, NdR ] ».

  • Infine, « il metodo definisce le “armi” [ non intese nel senso stretto del termine ovvio, NdR ] o gli strumenti peculiari dell’azione. Nel contesto della lotta nonviolenta sono comprese decine di forme d’azione particolari (scioperi, boicottaggi, non collaborazione politica e via dicendo) ».

In proposito, ha Sharp ha individuato ben 198 azioni non violente utilizzabili [2] [3].

I due consigli supplementari di Gene Sharp

In conclusione della sua “guida” alla “ribellione politica” contro un regime autoritario, Gene Sharp dispensa due ultimi consigli:

Come punto di partenza, « è necessario disporre di un’accurata stima della situazione e delle opzioni »;

Quindi raccomanda come « i leader della resistenza dovranno elaborare un piano di azione completo e in grado di:

  • dare forza alla popolazione sofferente,
  • indebolire e infine distruggere la dittatura,
  • e costruire una democrazia solida ».

Gene Sharp, naturalmente, forte delle proprie convinzioni, nella propria opera, sottolinea ed avverte di non cambiare mai strategia non violenta.

Fonti e Note:

[1] “Dalla dittatura alla Democrazia”, 1993, Gene Sharp [scarica qui: la versione originale di Dalla dittatura alla Democrazia (EN) in inglese – da qui: la traduzione automatica in italiano di Dalla dittatura alla Democrazia (IT) ].

[2] Albert Einsten Istitution, “198 methods of nonviolent action”.

[3] In dettaglio, qui sono illustrati i 198 metodi di azione non violenta – Puoi scaricare la versione italiana a questo link: “ The Politics of Nonviolent Action – Volume 2 (IT) ”.

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2 risposte

  1. Daniele Celant ( BLOCCO per L'UNITA' COMUNISTA- INTERNAZIONALISMO SOCIALISMO ) ha detto:

    L’azione non violenta muore sul nascere. Confrontate Ghandi con le grandi rivoluzioni, Che Guevara, Ho Chi Minh, César Sandino, Pancho Villa y Pascual Orozco

  1. 24 Marzo 2023

    […] conclusione, non è la violenza – secondo Sharp – bensì la “ribellione politica” attraverso la “lotta nonviolenta” l’unico sistema vincente per combattere e vincere contro un sistema politico […]

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