Voltaire: l’eguaglianza tanto naturale quanto chimerica

« Che cosa deve un cane a un cane, e un cavallo a un cavallo? Niente, nessun animale dipende dal suo simile; ma l’uomo, che ha ricevuto il raggio della Divinità chiamato ragione, che frutto ne ha? Quello d’essere schiavo in quasi tutta la terra » [1]. Trovo l’esempio di François-Marie Arouet aka “Voltaire” ( filosofo francese, 1694 – 1778 ), estremamente calzante per indicare la nostra società “umana”, estremamente diseguale.

Una diseguaglianza che evidentemente Voltaire non condivide. Scrive infatti: « se questa terra fosse quella che sembra dover essere, vale a dire se l’uomo vi trovasse ovunque una sussistenza facile e assicurata e un clima confacente alla sua natura, è chiaro che sarebbe impossibile ad un uomo asservirne un altro ».

Non so se già allora Voltaire pensasse all’istituzione di un Reddito di Base Universale !

Ma certo ne prefigurava l’importanza assieme alla … abolizione della pubblicità che ci induce in bisogni artificiali: « in questo stato così naturale di cui godono tutti i quadrupedi, gli uccelli e i rettili, l’uomo sarebbe felice come loro, e il predominio diventerebbe una chimera, un’assurdità cui nessuno potrebbe pensare: perché infatti cercare dei servi quando non si ha bisogno di nessun servizio? ».

Voltaire: sono il bisogno e la dipendenza la schiavitù dell’uomo

Infatti, prosegue Voltaire nel suo “Dizionario filosofico”, « tutti gli uomini sarebbero dunque necessariamente uguali se fossero senza bisogni. La miseria connessa alla nostra specie subordina un uomo a un altro uomo; la vera sciagura non è l’ineguaglianza, è la dipendenza ».

Il bisogno, reale o artificiale, crea dipendenza. La dipendenza crea servitù o schiavitù, insiste.

La dipendenza crea le classi sociali.

« È impossibile, nel nostro disgraziato globo, che gli uomini che vivono in società non siano divisi in due classi, l’una di oppressori, l’altra di oppressi; e queste due classi si suddividono in mille, e queste mille hanno ancora sfumature diverse », spiega ancora Voltaire.

In tutto questo il nostro filosofo individua il vero nemico: « il denaro è padrone di tutto in uno Stato ».

Voltaire: l’eguaglianza, un valore impossibile da raggiungere

Si tratta di un problema, quello della dipendenza e quindi della diseguaglianza, risolvibile?

Per Voltaire no, è impossibile; c’è un problema di “natura” infatti: « ogni uomo – scrive nell’opera citata – nasce con un’inclinazione piuttosto violenta per il dominio, la ricchezza e i piaceri, e con altrettanta inclinazione per la pigrizia: di conseguenza ogni uomo vorrebbe avere il denaro e le donne o le figlie degli altri, esserne padrone, sottometterli a tutti i suoi capricci, e non far niente, o a meno non fare nient’altro che cose molto piacevoli ».

In definitiva, secondo il filosofo francese, « l’eguaglianza è dunque ad un tempo la cosa più naturale e la più chimerica ».

Che fare, quindi, in un Paese che vive in tal diseguaglianza? La soluzione suggerita da Voltaire è drastica: « quanto a colui che non è né cuoco di cardinale né riveste alcuna carica statale; quanto al privato che non deve niente a nessuno, ed è seccato d’essere ricevuto dappertutto con aria di protezione o di disprezzo, e sa bene che parecchi monsignori non hanno né maggior cultura, né maggior acume, né maggiore virtù di lui, e che alla fine si stufa di fare anticamera, quale partito dovrà prendere? Quello di andarsene ».

Ma andarsene dove?

Voltaire, perseguitato, dovette lasciare la Francia, e visse prima in Inghilterra, poi in Prussia e quindi in Svizzera senza mai trovare l’ambiente naturale definitivamente ideale. Nel 1778, malato, ritornava – dopo 28 anni d’assenza – nella terra natia dove morì solo tre mesi dopo.

Fonti e Note:

[1] Marxist.org, Voltaire, “Dizionario Filosofico: Eguaglianza”.

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