Abbattere il Sistema, combattendo la pubblicità

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« La pubblicità costituisce il primo ostacolo al cambiamento della società. Essere anti-pub è la prima dissidenza ».

Questa la conclusione cui giunge Jean-Luc Coudray, scrittore e disegnatore francese, in un recente articolo pubblicato sul mensile “La decrescita” [1].

Nell’articolo Jean-Luc Coudray denuncia « l’appetito insaziabile dell’economia capitalista e che conduce a saccheggiare le nostre risorse e accumulare rifiuti » in nome della « crescita ».

La pubblicità stimola consumo e ostacola la decrescita

Ma, aggiunge l’autore, « per funzionare, questa attività ha bisogno della “partecipazione” delle persone, prima ancora che dei consumatori. E’ per questo che la pubblicità interviene a stimolare il consumo ».

« Per lottare contro questo sistema – spiega allora Jean-Luc Coudray – occorre scegliere la “sobrietà”, cosa che esige uno spirito critico. Tuttavia, la pubblicità cortocircuita la riflessione per indirizzarsi alla parte emozionale dell’acquirente, lo manipola e l’inebetisce con i suoi slogan semplici e i giochi di parole ».

In definitiva, « il cittadino, infantilizzato, perde anche la capacità di esercitare la sua responsabilità e questo ostacola la decrescita ».

La pubblicità strumento capitalista e anti democratico

Lo scrittore quindi si slancia in un’analisi sociologica.

« La pubblicità offre all’individuo un sentimento illusorio di integrazione. L’atto dell’acquisto permette di mostrare dei segnali esteriori d’inclusione in una comunità. Questa commedia, tuttavia, maschera appena la disintegrazione sociale organizzata dal nostro regime economico ».

Secondo Jean-Luc Coudray, ancora « la pubblicità è anti-democratica, diffondendo un discorso a senso unico senza possibilità di esercitare un diritto di risposta ».

Tra gli altri aspetti negativi della pubblicità, è indicato come essa « privilegia le grandi imprese a detrimento delle piccole, partecipa alla concentrazione del capitale e alla centralizzazione del potere ».

E, inoltre, mette « la museruola alla stampa, finanziandola, distogliendo il suo contro-potere al suo servizio ».

In effetti, a ben pensarci, come può un giornale criticare l’inquinamento causato dal traffico, ad esempio, o il largo consumo di carne, se essa vive della pubblicità dell’industria automobilistica e alimentare?

« La pubblicità – ancora – essa stessa è un enorme spreco, divorando carta, materie prime, energia, e elaborazioni mentali inutili. Il suo budget, secondo nel mondo solo dietro quello degli armamenti, lo dimostra ».

Ma, forse, ad arrecare maggior danno è « il suo metodo inebetizzante che nuoce alla qualità dei dibattiti. Le tecniche pubblicitarie servono da modello ai discorsi politici. La pubblicità a mercificare tutto, pure i politici che si vendono come prodotti ».

Tutte molto condivisibili le riflessioni di Jean-Luc Coudray, tuttavia, per molti, lunghe, noiose, … lontane dalle tecniche pubblicitarie di comunicazione!

Fonte e Note:

[1] “La décroissance contre la pubblicité!”, di Jean-Luc Coudray, pubblicato sul n. 201 luglio-agosto 2023 de “La décroissance”.

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