Uno studio sulla divisione Comunista. Perchè PRC, PCI e PCL?

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La Sinistra in Italia, specie quella Comunista, è, da anni, non solo extra parlamentare, ma proprio ridotta ai minimi termini di seguito politico. Le continue divisioni l’hanno condotta a percentuali elettorali che raramente superano l’1% e ad una modesta rappresentanza e sostegno nelle lotte ai lavoratori.

La più parti, da anni, però, la “base” auspica una riunificazione delle varie forze comuniste esistenti.

In tal senso, da ultimo, si è mossa la “Confederazione delle Sinistre Italiane” avviando una serie di confronti ed incontri con e tra le parti.

La divisione, vista da fuori, appare infatti inconcepibile.

Prendiamo ad esempio le tre forze comuniste maggiori: Rifondazione, il PCI e il Partito Comunista dei Lavoratori.

Tutte e tre, all’interno del proprio Statuto [1], [2], [3], quindi nell’articolo 1, quando si parla di valori e finalità, mostrano una generale comunione d’intenti.

Perché allora stare divisi? Lo capiremo strada facendo.

PRC, PCI e PCL, la comune finalità: lotta al capitalismo

La « linea fondante » del Partito Comunista dei Lavoratori è « l’opposizione alle classi dominanti e ai loro governi » e « la prospettiva quella di un « governo delle lavoratrici e dei lavoratori che abolisca il modo di produzione capitalistico e riorganizzi la società su basi socialiste ».

Rifondazione auspica la « trasformazione della società capitalista e patriarcale e alla liberazione dell’umanità da ogni forma di oppressione, sfruttamento e discriminazione attraverso la costituzione di una società comunista e democratica, fondata sull’uguaglianza, la libertà e l’autodeterminazione ».

Più moderata sembra la posizione del PCI. Il « PCI riconosce la centralità del conflitto tra capitale e lavoro, da affrontare insieme alla contraddizione capitale natura e quella di genere ».

PRC, PCI e PCI, il comune ispiratore: il pensiero di Gramsci

Il « PCL si ispira al marxismo rivoluzionario – storicamente abbandonato e tradito dalla socialdemocrazia e dallo stalinismo –, inteso come il pensiero, l’opera e la migliore eredità di Marx, Engels, Lenin, Rosa Luxemburg, Trotskij, Gramsci e delle organizzazioni rivoluzionarie di cui essi furono i principali esponenti politici ».

Analogamente, Rifondazione comunista « si ispira al pensiero fondativo di Karl Marx e di Antonio Gramsci ».

Lo Statuto del PCI (senza i puntini!) sostiene di richiamarsi « al miglior patrimonio politico e ideologico dell’esperienza storica del PCI, da Gramsci a Berlinguer, e in particolar modo al pensiero gramsciano e togliattiano ».

PRC, PCI e PCI, il comune metodo di decisione: il centralismo

Lo Statuto del PCI è quello più netto, in proposito: « L’organizzazione del PCI è … basata sul fondamentale principio del centralismo democratico. Tutte le iscritte e gli iscritti devono essere impegnati … per l’applicazione della linea politica stabilita dal Partito » (articolo 1 Statuto).

Più morbida nella forma l’espressione usata dal PCL: « La vita, l’organizzazione e l’operare del partito sono retti dal principio del centralismo democratico: massima democrazia nella formazione delle decisioni e degli organi dirigenti e, congiuntamente, massima unità nel momento dell’azione » (articolo 4 Statuto).

Rifondazione usa proprio altri termini, ma il costrutto resta uguale: « Il partito è una collettività politica unitaria con una pratica politica e una direzione unitarie ».

Invero, il PRC è l’unico che riconosce, in teoria, ma non attua in pratica, « il principio della co-rappresentanza. La funzione di segretaria/o può, a tutti i livelli, essere svolta contemporaneamente da due persone di genere diverso » (articolo 13).

PRC, PCI e PCI, l’unica differenza: il rispetto delle minoranze

Anche qui lo Statuto del PCI è quello un po’ più, e troppo, rigoroso: « E’ fatto divieto di rappresentare e perseguire (all’esterno, sui media, sulla rete, in dibattiti pubblici) posizioni politiche difformi. … E’ fatto divieto di costituire correnti … La costituzione di gruppi frazionistici in seno al partito è rigorosamente proibita e viene sanzionata con provvedimenti che possono giungere all’espulsione ». (articolo 9).

Rifondazione ne riconosce il principio ( « Non è consentita la formazione di correnti o frazioni permanentemente organizzate o finalizzate all’ottenimento di ruoli negli organismi dirigenti »).

Tuttavia, aggiunge un’importante precisazione: « Il partito è impegnato nei suoi organismi alla costante ricerca della sintesi ». (articolo 11). Principio rafforzato dalla prescrizione che « la rappresentazione della pluralità del dibattito interno è garantita anche dagli organi di stampa e dai mezzi di comunicazione digitali del partito ».

Opposta la posizione organizzativa del Partito Comunista dei Lavoratori: « il Partito Comunista dei Lavoratori riconosce la pluralità di opinioni e di contributi quale fattore di arricchimento nel quadro del programma. In particolare, il PCL riconosce il diritto a organizzare collettivamente la propria posizione politica nel Partito (diritto di tendenza e di frazione) e rifiuta i metodi burocratici per la risoluzione dei problemi di discussione interna ».

Auto organizzandosi all’interno della struttura partitica, secondo il PCL, i componenti della “tendenza” maturano il diritto a « coordinarsi tra loro per massimizzare la propria battaglia politica interna ». Diritto che si estende a « far circolare contributi e documenti nel Partito, formalmente ed informalmente, e riunirsi per definire la propria posizione politica ». Addirittura a esternalizzare la loro « espressione di una posizione particolare o di un dissenso politico » sia pure con « prudenza e accortezza per non danneggiare l’immagine e l’azione del partito ».

PRC, PCI e PCI, i rapporti con gli altri: la multi-iscrizione

Qui è netta la posizione di Rifondazione: « Non è ammessa la contemporanea iscrizione al Prc-Se e ad altra organizzazione partitica » (articolo 7 Statuto).

Più fluida quella del PCI: « Non è ammessa la contemporanea iscrizione al Partito comunista Italiano e ad altra organizzazione e/o associazione politica o movimento politico che sia incompatibile con la linea del Partito e con le finalità del presente statuto » (articolo 4 Statuto).

Il PCL non tratta l’argomento nel proprio statuto.

PRC, PCI e PCI, i rapporti con gli altri: d’accordo al confronto

La ricerca dell’Unità della Sinistra e, comunque della “lotta” è comune a tutti e tre i partiti.

« Il PCI persegue una politica di confronto, in piena indipendenza ed autonomia, con tutte le forze democratiche, progressiste e di sinistra », spiega l’articolo 1 del suo Statuto.

Il PCL, invece, si limita a precisare che « si propone di riprendere, unire e valorizzare le migliori esperienze di lotta di classe che si sono sviluppate negli ultimi decenni » (articolo 1).

L’articolo 2 dello Statuto di Rifondazione ancora formalmente più “democratico” in proposito « riconosce l’autonomia e la politicità degli organismi e delle associazioni della sinistra alternativa e dei movimenti anticapitalisti, con i quali collabora e si confronta alla pari ed ai quali partecipa in modalità democratica e non settaria ».

Riteniamo utile questa ricerca, se si vuole ragioneristica o legalistica, per capire motivi di divisione e, conseguentemente, individuare strumenti di unità.

Fonti e Note:

[1] Scarica qui lo “ Statuto di Rifondazione Comunista ” [PDF].

[2] Scarica qui lo “ Statuto del PCI - Partito Comunista Italiano ” [PDF].

[3] Scarica qui lo “ Statuto del Partito Comunista dei Lavoratori ” [PDF].

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2 risposte

  1. Vincenzo Rocciolo ha detto:

    Carissimi, io sono uno di quelli che da anni si sta battendo per una riunificazione delle forze ormai minoritarie della Sinistra in Italia.
    Troppi personalismi, troppe divisioni, troppi distinguo hanno portato alla situazione attuale di marginalità delle persone che si battono per i più deboli, per i lavoratori, contro il capitalismo e per la protezione dell’ambiente.
    Analisi come questa, pur precise e documentate, non fanno altro che introdurre ulteriori elementi di divisione all’interno delle forze di Sinistra. Bisogna ricominciare daccapo, compagne e compagni, bisogna buttare via tutti i vecchi Statuti, bisogna rinunciare al proprio nome, e ritrovarsi tutti insieme sotto un solo simbolo, un solo nome e un solo Statuto. Dobbiamo guardare alle cose che ci uniscono e non a quelle che ci dividono; solo così potremo ridare dignità a questa Sinistra che in questi decenni è stata mortificata dalle troppe divisioni!

  2. Segretario Generale ha detto:

    Condividiamo la tua opinione, Vincenzo. L’analisi proposta ha il fine di evidenziare COSA UNISCE e COSA DIVIDE. A noi sembra che dividono il riconoscimento delle FRAZIONI/CORRENTI, la possibilità di DOPPIO TESSERAMENTO ove compatibile, una NETTA – o meno – opposizione al CAPITALISMO, la funzione “transitoria” dello STATO piuttosto che il sostegno del COLLETTIVISMO, la possibilità dei DOPPI PORTAVOCE DI GENERE. Penso che si possa lavorare su questo. Azzerare tutto mi sembra difficile, più facile che OGNUNO (il PCI soprattutto) “aggiorni” il proprio Statuto per renderlo più “democratico”. Sui simboli, quello del PCL è il più bello e significatio, oggi. Anche il nome è significativo. Ma la domanda principale è: come superare narcisismi e personalismi?

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