Solidarietà ai detenuti, basta criminalizzarli sui giornali

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Periodicamente, sulla stampa locale di Trapani, leggiamo comunicati copia-incolla di sindacati della polizia penitenziaria. Sigle che non si sa nemmeno quanto rappresentino davvero i lavoratori. Denunciano presunte “rivolte” nelle celle, presunte aggressioni ai danni degli agenti, ferimenti spesso mai confermati. E concludono sempre allo stesso modo: lodando il proprio spirito di sacrificio, denunciando la carenza di personale, chiedendo nuove assunzioni.

A tutto questo Sinistra Libertaria dice no.

No alla narrazione unilaterale.
No alla criminalizzazione generalizzata di chi è in carcere.
Sì alla solidarietà verso chi è stato dimenticato.

Perché in carcere non ci sono solo condannati, ma anche oltre 15.000 persone in attesa di giudizio, semplici imputati. Molti di loro saranno assolti. Ma nel frattempo scontano una pena che non dovrebbe esserci.

🔍I numeri parlano chiaro

Chi grida ogni settimana all’emergenza carceri dovrebbe ricordare che in Italia il rapporto è di circa un agente ogni due detenuti (fonte: AGI). Non proprio una carenza drammatica, come si vuol far credere.

Il sistema penitenziario costa oltre 150 euro al giorno per ogni persona reclusa. Gran parte di questa cifra serve a stipendiare l’apparato custodiale, non a costruire percorsi di reinserimento o a garantire condizioni di vita dignitose.

È lecito chiedersi: vogliamo davvero educare e reinserire, o stiamo solo pagando per isolare e punire?

Il carcere non è una vendetta.
Non è una discarica umana.
Deve essere un momento di riflessione, di ripensamento, di rinascita.
Non può trasformarsi in un luogo di disumanità ed esclusione sociale.

In Italia ci sono oggi 62.476 detenuti. Le carceri ne possono ospitare legalmente molti meno. Siamo a oltre il 22% di sovraffollamento medio.

Nel carcere di Trapani, come altrove, vivono uomini e donne stretti in celle troppo piccole, sotto il caldo insopportabile, senza condizionatori, con poche possibilità di contattare i familiari, pochissimi colloqui, nessuna privacy per i parenti in visita.

La legge riconosce il diritto al “colloquio intimo” con i partner. Ma questo diritto, qui, non è rispettato. Così come manca ogni forma reale di lavoro esterno, nonostante sia previsto. Tutto questo non fa che peggiorare le condizioni di vita e alimentare frustrazione e rabbia.

📰 Il ruolo della stampa

Chiediamo ai giornalisti locali un gesto di responsabilità.
Verificare le notizie.
Intervistare tutte le parti: non solo il sindacato degli agenti, ma anche il direttore del carcere, e soprattutto le associazioni che lavorano con i detenuti – come Cotulevi, Antigone, Crivop, Azione X.

Il giornalista ha diritto – previa autorizzazione – ad entrare in carcere. Usi questo diritto per raccontare la verità, non per ripetere comunicati senza riscontri.

🙏 Una voce per chi non ha voce

I detenuti non hanno un sindacato. Nessuno li rappresenta ufficialmente.
Ma noi, anche se non ne abbiamo titolo formale, vogliamo dare loro voce.
Vogliamo che il carcere torni ad essere un luogo di giustizia, non di vendetta.

Anche chi ha sbagliato resta un essere umano.
Merita rispetto, ascolto, possibilità di riscatto.

✝️ «Ricordatevi dei carcerati…»

Non sono credente. Ma mi permetto di citare la Bibbia, perché il suo messaggio è chiaro:

«Ricordatevi dei carcerati come se foste in carcere con loro…» (Ebrei 13:3)

Dio, nel messaggio evangelico, è vicino ai peccatori, ai poveri, ai carcerati, alle prostitute.
Chi è escluso dalla società, spesso è il più vicino alla grazia.
La misericordia verso gli ultimi è il cuore del messaggio cristiano.

✊ Chiediamo rispetto

Chiediamo che l’opinione pubblica ritrovi uno sguardo umano e solidale verso i detenuti.
Chiediamo che si smetta di parlare di carcerati solo come un problema.
Chiediamo giustizia vera, non vendetta.

Sinistra Libertaria sarà sempre dalla parte degli ultimi.
Anche dietro le sbarre.

Fonti e Note:

[1] Giornale di Sicilia, 17 giugno 2025, “Trapani: ancora rivolte nel carcere. Sappe: «Situazione critica»”.

[2] AGI, 18 giugno 2025, “Carceri, l’affollamento al 122%. Oltre il 60% non è condannato”.

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