Abolire il carcere, inutile per il detenuto e la società

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« Il carcere né svolge la funzione rieducativa, né svolge la funzione preventiva. Insomma non è utile al detenuto, non è utile alla società. Costa pure un’enormità, circa 164 euro al giorno al detenuto [1]. Va quindi abolito ».

Non sono affermazioni qualunquiste quelle del portavoce di un piccolo movimento politico quale è Sinistra Libertaria, ma basate tanto su dati inoppugnabili, quanto su analisi di esperti studiosi.

La dovuta premessa è rappresentata dall’asserzione dell’art. 27 della Costituzione dove prevede che la pena deve “tendere alla rieducazione del condannato”.

Carcere e detenute: costi, reati denunciati e recidive

Un primo dato è quello del costo dell’Istituzione penitenziaria: 3,4 miliardi di euro, 83% speso già solo per pagare il personale, secondo i dati del bilancio 2021 pubblicati dal Ministero della Giustizia [1].

A commento di tale immane inutile spesa, la “battuta” di Alexader Berkman ci sembra la migliore: « i fondi annualmente spesi per il mantenimento delle prigioni potrebbero essere investiti, ottenendo gli stessi risultati con minor danno, in titoli di stato del pianeta Marte o inabissati nell’Atlantico ».

Il secondo dato – fornito dall’Istat – è quello dei reati denunciati: più o meno 2,3-2,5 milioni ogni anno.

Il netto calo dell’anno 2020 ( 1,9 milioni di reati ) potrebbe essere ricollegarsi alla pandemia, al lockdown e al coprifuoco notturno quindi. Ma potrebbe anche essere un risultato positivo dell’istituzione del reddito di cittadinanza ( vedi dato 2021: 2,1 milioni di reati denunciati ).

Il terzo dato è quello delle recidive. Uno studio dell’Università di Bologna basato su dati 2007-2011 ipotizza un fattore di recidiva tra i condannati del 55,9%. [3]. La percentuale di recidiva è individuata nel 68%, secondo i dati del DAP 2016 come riportato da “il Sole 24 ore” [4] da “Ristretti” [5], e da Antigone [6].

Criminalità, malattia sociale: ogni società ha i criminali che si merita

Quanto agli studiosi, la materia è stata, nel tempo, esaminata da Kropotkin, Goldman, Berkman e, più recentemente, da Luigi Manconi ed altri. L’esito dell’analisi è stata sempre lo stessa: il carcere va abolito. Secondo il criminologo francese Alexandre Lacassagne, « l’ambiente sociale è il terreno di cultura della criminalità – sostiene –. Il criminale è un microbo, un elemento che acquista importanza solo quando trova il modo di fermentare; ogni società ha i criminali che si merita ».

Lo scrittore Alexander Berkman concorda sulla disamina: « nessuna pena, per quanto severa, potrà risolvere il problema del crimine finché le attuali condizioni, dentro e fuori il carcere, continueranno a trascinare gli uomini verso il delitto ».

Che, « Il sistema della repressione ottiene risultati ben peggiori rispetto al sistema rieducativo», lo dice pure l’ASP di Bologna [7] sulla base del proprio rapporto coll’Istituto cittadino.

Una malattia sociale da curare con una rivoluzione sociale

Il problema parte da lontano: « Ogni anno migliaia di bambini crescono tra la lordura morale e materiale delle nostre grandi città, in mezzo a una popolazione demoralizzata dalla precarietà dell’esistenza. Quando vediamo la popolazione infantile delle grandi città vivere in questo modo, è sorprendente che solo una parte esigua di essa si trasformi in banditi e assassini », spiegava Pietr Kropotkin.

La soluzione alla criminalità, quindi, in definitiva, sta in una « rivoluzione sociale ».

Come spiegava il filosofo russo, è necessaria « una società di uguali, di uomini liberi, dove ognuno riceva una sana istruzione, acquisisca l’abitudine ad aiutare il prossimo, l’effettiva possibilità di lavorare seguendo le proprie inclinazioni ». Occorre, infine, che si offra a ciascuno, « una nuova struttura familiare, basata sulla comunanza delle aspirazioni che contrasti l’isolamento dell’individuo ».

Fonti e Note:

[1] FronteAmpio, 16 agosto 2022, “Carceri: un detenuto costa 164 euro al giorno”.

[2] Ministero della Giustizia, Bilancio 2021.

[3] Rivista di Criminologia Vittimologia e Sicurezza, dicembre 2016, “La recidiva in Italia: riflessioni per il monitoraggio del fenomeno”, Raffaella Sette, Uni Bologna [ scarica PDF: La recidiva in Italia: riflessioni per il monitoraggio del fenomeno ]

[4] Il Sole 24 ore, 6 febbraio 2018, “Nel 68% dei casi i detenuti nelle carceri tornano a delinquere”.

[5] Ristretti, 2018, “Quali servizi per ridurre il rischio di recidiva degli ex detenuti?”, Francesca Anglois, ASVAPP [ scarica PDF: Quali servizi per ridurre il rischio di recidiva degli ex detenuti? ].

[6] Antigone, maggio 2017, “Le risorse destinate al reinserimento nella società del condannato”, Federica Brioschi.

[7] ASP Bologna, 20 giugno 2020, “Meno recidivi e più soggetti reinseriti in società: perché il carcere rieducativo è meglio di quello punitivo“.

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