Lotta Comunista e l’astensionismo strategico

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Tattica e lotta di classe: una relazione inscindibile

“La tattica è uno strumento della lotta di classe: in nessun caso può distaccarsene. Nessun rivoluzionario rifiuta per principio di adoperare uno strumento qualsiasi nella lotta contro il sistema capitalistico”.

Così Lotta Comunista commenta una celebre citazione tratta dall’“Estremismo” di Lenin [1], ponendo le basi per una riflessione sul senso dell’astensionismo.

Utilizzare o meno il parlamento oggi?

I militanti spiegano:

“Lenin parla inequivocabilmente di utilizzazione rivoluzionaria della tribuna parlamentare. Il problema oggi non è se si debba utilizzare la tribuna parlamentare in modo rivoluzionario, ma se sia possibile farlo”.

E aggiungono:

“La tesi di Lenin è importantissima perché sostiene che l’attività del partito rivoluzionario è una combinazione di lavoro legale e di lavoro illegale”.

Tra gli strumenti legali, oltre al parlamento, rientrano anche giornali, sindacati e circoli.

Il ruolo del partito rivoluzionario

Secondo Lotta Comunista, la funzione del partito marxista rivoluzionario è quella di:

Preparare tutte le condizioni soggettive per la rivoluzione proletaria:
difendere e propagandare il programma, agitare idee nella classe operaia, organizzare i proletari più coscienti negli organismi di partito, introdurre la coscienza socialista nelle masse lavoratrici, partecipare ad ogni lotta di classe, ecc.”

Per farlo, è necessario:

Utilizzare tutte le possibilità legali – sindacati, giornali, circoli, tribuna parlamentare – per continuare la propaganda e proteggere la preparazione militare”.

Ma la tribuna parlamentare ha ancora senso?

Secondo l’organizzazione, no:

La tribuna parlamentare, in paesi come l’Italia, nella situazione attuale, non ha senso”.

Il partito rivoluzionario è, infatti, ancora nella fase di formazione:

In fase di preparazione dei quadri, mentre l’attuale corso della lotta di classe restringe il lavoro militare e la mobilitazione di massa”.

E da qui la scelta:

“Il nostro astensionismo non è solo tattico – anche per il radicale rifiuto del ‘fronte unico’ con le organizzazioni controrivoluzionarie di ‘sinistra’ – ma è strategico”.

Astensionismo tattico o strategico?

Un chiarimento ulteriore arriva in un altro articolo [2]:

“Dal secondo dopoguerra [Lenin scriveva nel 1919, N.d.R.], il parlamentarismo non è più utilizzabile neppure per fini di denuncia o di appoggio tattico alla lotta rivoluzionaria”.

Viene citato anche Trotsky:

Il centro di gravità della vita politica si è completamente spostato fuori dal parlamento, e in modo definitivo”.

L’astensionismo strategico, allora, diventa un passaggio obbligato per la costruzione di un partito rivoluzionario:

Formare un partito centralizzato, selezionare e collaudare dei quadri, cioè capi, lavorando tra le masse”.

La crisi irrimediabile del parlamentarismo

Secondo Lotta Comunista, la crisi del parlamentarismo è strutturale e legata al capitalismo nella sua fase imperialista [3]:

“La crisi è irrimediabile perché legata al processo storico capitalistico nella sua fase suprema: l’imperialismo.
La concentrazione, centralizzazione e internazionalizzazione del capitale hanno svuotato il parlamento, ridotto a ratificare scelte fatte altrove: nei centri finanziari, industriali, burocratici”.

Il parlamento, un tempo simbolo della democrazia borghese, viene descritto come:

Una maschera del potere reale della classe dominante. Un inganno per il proletariato”.

Il parlamento come arena borghese

L’articolo denuncia la trasformazione del parlamento in:

“Una semplice arena dove si scontrano le grandi imprese, che utilizzano giornali, voti, intellettuali, affaristi, predicatori e saltimbanchi per misurare i rispettivi rapporti di forza”.

In questo contesto:

Contano più i posti negli apparati e nel potere esecutivo che le percentuali di voto dei partiti”.

E aggiungono:

“La borghesia non si scandalizza per il logoramento dell’attrattiva elettorale: senza una lotta di classe offensiva, il suo potere è saldo comunque”.

Astensionismo come indipendenza di classe

Dagli anni Cinquanta, Lotta Comunista rifiuta il “tatticismo partecipazionista”:

“L’astensionismo è presa di coscienza dell’indipendenza e della netta contrapposizione di classe.
È la base per impostare la lotta futura”.

L’obiettivo è rafforzare l’organizzazione politica tra le masse:

“Tradurre questa battaglia in maggiore presa organizzativa nei quartieri operai, nelle fabbriche, con un giornale leninista letto e sostenuto dai lavoratori”. [4]

Conclusione: il giornale come tribuna rivoluzionaria

Infine, l’organizzazione rivendica il valore del lavoro politico fuori dal parlamento:

Oggi ha più efficacia un organo di stampa che molte tribune parlamentari.
E niente impedisce al partito rivoluzionario di sviluppare un buon giornale, efficace, letto, di lotta, di denuncia…”.

Del resto:

I proletari non possono portare avanti i loro interessi storici attraverso gli istituti della democrazia borghese”.

Fonti e Note:

[1] Lotta Comunista, numero 25-26, marzo-aprile 1968, “L’astensionismo strategico contro il parlamentarismo”.

[2] Lotta Comunista, numero 175, marzo 1985, “Le radici leniniste dell’astensionismo strategico”.

[3] Lotta Comunista, numero 153, marzo 1983, “All’assenteismo politico contrapponiamo la militanza dell’astensionismo strategico”.

[4] Lotta Comunista, numero 154, giugno 1983, “Allterne formule elettorali e governative delle frazioni borghesi e costante fermezza dell’astensionismo strategico”.

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