Simone Weil: com’è la società ideale?

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La Sinistra, tanto quella “rivoluzionaria” quanto quella “riformista” social-democratica, gioca piuttosto che fare vera azione politica.

La stroncatura viene dalla penna di Simone Weil ( 1909 – 1943 ), filosofa e partigiana francese autrice, tra gli altri, delle “Riflessioni sulle cause della libertà e dell’oppressione sociale” [1].

Simone Weil: come la ragione vuole si costruisca il mondo ideale

« Bisognerebbe innanzitutto – scrive la Weil – definire a titolo di limite ideale:

  • le condizioni oggettive che consentirebbero un’organizzazione sociale dove non vi sia traccia di oppressione;
  • quindi esaminare con quali mezzi e in quale misura è possibile trasformare le condizioni effettivamente date in modo da avvicinarle a questo ideale;
  • trovare qual è la forma meno oppressiva di organizzazione sociale per un insieme di condizioni oggettive determinate;
  • infine definire in questo àmbito il potere d’azione e le responsabilità degli individui considerati come tali ».

Con questo lavoro preliminare, di riflessione approfondita e di vasto studio storico-scientifico – sostiene – « l’azione politica potrebbe diventare qualcosa di analogo a un lavoro, invece di essere, come è stato finora, o un gioco o una branca della magia ».

Simone Weil: oggi i rivoluzionari non hanno idee dei propri fini o dei mezzi necessari per raggiungerli

In sostanza, oggi « nessuno ha la più pallida idea né dei fini né dei mezzi di ciò che viene chiamato ancora per abitudine azione rivoluzionaria ».

« Quanto al riformismo – prosegue la filosofa anarco-comunista – , il principio del minor male che ne costituisce il fondamento è certo del tutto ragionevole, sebbene screditato da quanti ne hanno fin qui fatto uso ».

Infatti, spiega: « fin quando non si è definito il peggio e il meglio in funzione di un ideale chiaramente e concretamente concepito, e di conseguenza non si è determinato il margine esatto delle possibilità, non si sa qual è il male minore, e perciò si è costretti ad accettare sotto questo nome tutto ciò che impongono di fatto coloro che detengono la forza ».

Una riflessione forse eccessiva, ma indubbiamente opportuna anzi necessaria.

Conclude Simone Weil, « in generale, da ciechi quali siamo [in assenza della definizione dell’ideale di società, NdR], attualmente possiamo solo scegliere tra la capitolazione e l’avventura ».

Fonti e Note:

[1] Simone Weil, Riflessioni sulle cause della libertà e dell’oppressione sociale, a cura di Giancarlo Gaeta, 2011.

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