Libertà di scelta e DAT al centro del Festival

Festival delle Libertà - UAAR

Si è chiuso a Trapani il Festival delle Libertà con l’incontro “Credere e pensare altrimenti”, dedicato soprattutto al tema della laicità.

Nell’introdurre i lavori, Natale Salvo ha sottolineato l’importanza di credere nella possibilità di un’alternativa al sistema fondato su “economia di mercato”, concorrenza, gerarchie, sfruttamento e dominio. Ha ricordato come la Chiesa, sin dal Medioevo, abbia detenuto non solo il potere spirituale ma anche quello politico. Solo nel 1870 Vittorio Emanuele II, occupando Roma, tolse al papa lo Stato Vaticano. «È significativo constatare – ha concluso Salvo – che solo nel 1929 il papa riconosceva la legittimità dello Stato italiano firmando, assieme al dittatore Mussolini, i Patti Lateranensi. Pio XI, di fatto, riconosceva così anche il regime razzista e criminale guidato dal Duce. Quest’ultimo restituiva al Vaticano una striscia di terra in Roma, rilanciando il potere politico e, dal 1942 con la nascita della banca vaticana I.O.R., anche quello economico della Chiesa cattolica».

UAAR: sbattezzarsi per non sottomettersi

A seguire, Giorgio Maone, dirigente nazionale dell’UAAR (Unione Atei e Agnostici Razionalisti), ha presentato l’associazione nata per contrastare «l’invadenza della religione nella politica». Ha ricordato il motto di quest’anno: “vivi e lascia scegliere”. Ha quindi illustrato la pratica dello “sbattezzo”: «Sbattezzarsi significa non essere sudditi del vescovo», ha spiegato, ammettendo che «può sembrare folkloristico», ma citando l’esempio del pacifista cristiano Aldo Capitini, che a suo tempo scelse di farlo.

Il professor Salvo Vaccaro, docente di filosofia politica all’Università di Palermo, ha analizzato la funzione della Chiesa come strumento di legittimazione del potere politico. Ha ricordato come i regnanti venissero incoronati dalla Chiesa (già nell’800, ad opera di leone III, Carlo Magno imperatore del Sacro Romano Impero), e come soltanto con Napoleone (1801) si assistette a un monarca che scelse di incoronarsi da solo. Da qui il giudizio ecclesiastico sulle decapitazioni di Carlo I d’Inghilterra (1649) e di Luigi XVI (1789) come “atti blasfemi”: era Dio, tramite i suoi rappresentanti, a consacrare i re.

Vaccaro si è soffermato anche sull’architettura delle chiese, rivolte verso l’alto, come rappresentazione simbolica della gerarchia “alto/basso”. Ha concluso denunciando l’inerzia che alimenta l’oppressione dei sacramenti: «Il “si è sempre fatto così” è un fattore di sottomissione. È intollerabile che ancora oggi matrimonio e cresima diventino strumenti di controllo sociale. Se non si cambia rotta, l’umanità è destinata a scomparire».

Festival delle Libertà: borghesia, pratica del cambiamento e DAT

Nel successivo intervento, Claudio Rizzo ha ricordato l’alleanza storica tra borghesia e Chiesa cattolica, già all’inizio del Novecento, come strumento per arginare l’avanzata del PCI, e ha denunciato il peso politico della “monarchia cattolica” e delle lobby sioniste nel nostro Paese.

Gianluca Fiusco, responsabile della Chiesa Valdese di Trapani e Marsala, ha sottolineato che «la nascita della religione è una risposta a esigenze di spiritualità», ma ha aggiunto che lui vive «di domande e non di dogmi». Ha ribadito che «occorre praticare nell’aldiquà il cambiamento che vogliamo nell’aldilà».

Ha chiuso la serata Nino Faillaci, medico di base trapanese, parlando della legge 219/2017 sulle DAT (disposizioni anticipate di trattamento), nata dalle vicende di Piergiorgio Welby e Eluana Englaro. Ha ricordato come persino papa Francesco abbia espresso la volontà di non essere intubato, e ha denunciato la scarsa informazione sul tema: «Il registro delle DAT è attivo sia a Erice sia a Trapani, ma quanti lo sanno? E quanti vi sono iscritti?». Domande che l’UAAR di Trapani intende presto rivolgere agli organi competenti.

Con questo terzo incontro si è chiusa un’edizione del Festival delle Libertà che ha unito critica politica, riflessione culturale e volontà di costruire pratiche di emancipazione.

1 commento su “Libertà di scelta e DAT al centro del Festival”

  1. Salvatore Martinico

    Da cattolico, credo che la fede non abbia bisogno di stampelle politiche né di dogmi imposti: se Dio ci ha donato il libero arbitrio, forse è il caso di usarlo. Le imposizioni sono sempre sbagliate ed il rispetto della libertà di pensiero è fondamentale

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