Guido dalla Casa: ecco cos’è l’Ecologia Profonda

« L’idea più corrente che viene evocata quando si parla di azione “ecologista”, è che questa consista essenzialmente nel vigilare affinché il “naturale progresso dell’umanità” avvenga senza inquinamenti e senza modificare troppo l’ambiente, che è considerato bello e quindi da salvare. In sostanza, quella che viene chiamata azione ecologista è la “protezione dell’ambiente”: non inquinare, mantenere pulito il paesaggio, installare filtri e depuratori e conservare qua e là alcune isole di natura dove recarsi a scopo ricreativo, i “Parchi”. Tutto questo non è sufficiente ».

L’introduzione di Guido dalla Casa al suo libro [1] su quella che il filosofo norvegese Arne Næss ha definitivo “ecologia profonda” mi getta in uno stato di confusione: ho perso le mie convinzioni, non so più cosa voglia dire ecologia.

L’ecologia di superficie e l’ecologia profonda, analisi e differenze

Guido dalla Casa, tuttavia, è molto chiaro nello spiegare, a schematizzare e differenziare ciò che credevo che fosse da ciò che è in realtà l’ecologia:

  • Esiste, cioè, « l’ecologia di superficie, che ha per scopo la diminuzione degli inquinamenti e la salvezza degli ambienti naturali senza intaccare la visione del mondo della cultura occidentale »;
  • E poi esiste « l’ecologia profonda, in cui vengono modificate radicalmente le concezioni filosofiche dominanti dell’Occidente: in questa forma di pensiero si dà un’importanza metafisica alla Natura, superando il concetto restrittivo e fuorviante di “ambiente dell’uomo” ».

Per essere più chiaro, Guido dalla Casa scrive che « una delle politiche dell’ecologia di superficie è quella di tenere isolate alcune aree naturali del Pianeta salvandole dall’invadenza del cosiddetto progresso. Anche rispettare la foresta amazzonica perché “appartiene agli indios” è già una concezione da ecologia di superficie ed è assai riduttivo, perché ribadisce che la Natura vale qualcosa in quanto appartiene a qualcuno ».

E allora cos’è l’ecologia profonda?

« Nell’impostazione di pensiero dell’ecologia profonda, la nostra specie non è particolarmente privilegiata. Gli esseri viventi e gli ecosistemi, come tutti gli elementi del Cosmo, hanno un valore in sé. La specie umana è una di queste componenti, uno dei rami dell’albero della Vita. In questo quadro l’idea occidentale-biblica sulla posizione umana appare più o meno come un curioso delirio di grandezza ».

Vale a dire che « mentre nell’ecologia di superficie la Terra va rispettata perché è di tutte le generazioni presenti e future, nell’ecologia profonda la specie umana non è depositaria né proprietaria di alcunché ».

Un gran bel cambiamento di paradigma. Una visione potente e sconvolgente. Ma non nuova.

Guido della Casa, infatti, in proposito, ricorda come « da tremila anni in India, e da tempi ancora più lunghi in tante culture animiste, idee ben diverse da quelle che hanno poi foggiato la civiltà occidentale avevano avuto modo di diffondersi nella mente collettiva ».

Guido dalla Casa: il problema ecologico è filosofico più che tecnico

« Il problema ecologico – per l’autore, quindi – nasce dall’atteggiamento della cultura dominante, dal pensiero di fondo della civiltà industriale. E’ un problema filosofico, molto più che un problema pratico o tecnico ». Un problema di difficile soluzione nel momento in cui « ogni movimento ecologista che derivi da concezioni marxiste, cattoliche o protestanti rientra nella categoria dell’ecologia di superficie: danno grande valore all’uomo e alla “storia” e hanno come mito il progresso ». Insomma, questi movimenti sono afflitti da « mentalità antropocentrica e materialista ».

« Il concetto di progresso – continua a spiegare Guido dalla Casa – è un’invenzione dell’Occidente per distruggere le altre culture umane. Il termine “sviluppo” significa in realtà sopraffazione della nostra specie sulle altre specie e della civiltà industriale sulle altre culture umane ».

Nell’ecologia profonda, invece, « sono valori “in sé” la situazione stazionaria e la varietà e complessità delle specie viventi, degli ecosistemi e delle culture. Con queste premesse la cosiddetta “produzione” è – in ultima analisi – una produzione di rifiuti ».

A questo concetto di “situazione stazionaria” si contrappone, ad esempio, anche il « problema demografico ». Conclude, in proposito, Guido dalla Casa ricordando « il rapporto del Club di Roma » (anno 1971), secondo il quale « il sistema sarebbe collassato attorno agli anni 2020-2030 ». Da cui discende l’attualità del « richiamare l’attenzione sulla gravità del problema demografico », ma in senso contrario a quello che la politica “nazionalistica” chiede: in chiave ecologica, « se non si arresta l’attuale esplosione della popolazione mondiale, ogni altro provvedimento diventa inutile; oggi l’umanità aumenta di un milione di individui ogni cinque giorni ».

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Dati odierni, 3 gennaio 2024

Fonti e Note:

Credits: Photo by kazuend on Unsplash.

[1] Filosofia-Ambientale.it, novembre 2005, Guido dalla Casa, “L’ecologia profonda” [ clicca il link e scarica PDF ] .

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