Bookchin: il biocidio s’arresta abolendo il capitalismo

« Nessuno dei principali problemi ecologici che ci troviamo oggi ad affrontare può essere risolto senza un profondo mutamento sociale ».

Questo pensiero, elaborato nel lontano 1982 dal filosofo americano Murray Bookchin, non è pessimista. E’ reale.

Nella sua opera matura, “l’ecologia della libertà”, Bookchin ammette che certo ambientalismo può solo fare « guadagna tempo […] in questa corsa contro il biocidio ».

Bookchin ne è certo: « ciò nonostante, il biocidio proseguirà, a meno che non si convinca la gente che è necessario un mutamento radicale e non ci si organizzi a tale scopo ».

Bookchin: necessari radicali cambiamenti nella società

In sostanza, per il filosofo, « si deve accettare il fatto che l’attuale società capitalista debba essere rimpiazzata da quella che io chiamo “società ecologica”, cioè da una società che implichi i radicali mutamenti sociali indispensabili per eliminare gli abusi ecologici ».

Purtroppo, « questa un’idea … non è ancora stata pienamente assimilata dal movimento ecologico », ammette l’autore di “l’ecologia della libertà”.

Secondo Murray Bookchin, invece i « piccoli cambiamenti non sono altro che colpi di freno che possono solo sperare di ridurre la folle velocità con cui la biosfera viene distrutta ».

« Bisogna rendersi conto – continua nel libro – che le forze che conducono la società verso la distruzione planetaria hanno le loro radici in:

  • un’economia mercantile da “crescere-o-morire”,
  • in un modo di produzione che deve espandersi in quanto sistema concorrenziale ».

« I protagonisti malvagi di questo dramma [sono] il mercato e l’illimitata accumulazione di capitale, la “crescita” … l’attuale feticizzazione dei bisogni », ribadisce, concludendo, Bookchin.


Fonti e Note:

[1] “L’ecologia della libertà” di Murray Bookchin (1982).

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