Bakunin: chiunque abbia potere sarà un tiranno

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« Chi vorrà mettere il proprio destino nelle mani degli scienziati, nelle mani di questi preti della scienza? A che scopo allora averlo strappato dalle mani dei preti cristiani? ». Questa la domanda centrale di “Stato e Anarchia” [1], l’opera fondamentale di Michail Bakunin, uno dei padri del pensiero anarchico.

« Rispettiamo gli scienziati come meritano ma il potere non si deve dare né a loro né a nessun altro perché chi è investito di un’autorità si trasformerà inevitabilmente, secondo una legge sociale immutabile, in un oppressore e in uno sfruttatore della società », sostiene Bakunin.

Il termine “scienziati” usato dal filosofo nel 1873 potrebbe essere oggi inteso tanto nel senso letterale, quanto nel senso di “tecnici”, burocrati, o anche semplicemente di “addestrati” politici con curriculum.

« Dategli in mano il potere e si trasformerà nel più insopportabile dei tiranni », insiste Bakunin.

« Perché – spiega ancora – l’orgoglio dello scienziato è ripugnante, oltraggioso e opprime più di qualsiasi altro. Diventare schiavi dei pedanti. Quale destino per l’umanità! Date loro via libera e cominceranno a fare sull’umanità quei medesimi esperimenti che in nome della scienza fanno oggi sui conigli, sui gatti e sui cani ».

Michail Bakunin, nel suo scritto, è netto e deciso: « Guai all’umanità se il pensiero diventasse la fonte e l’unico conduttore della vita, se le scienze e lo studio fossero messi alla testa del governo sociale. La vita inaridirebbe e la società umana si trasformerebbe in un gregge muto e servile. Governare la vita con la scienza non darebbe altri risultati che l’abbrutimento dell’umanità ».

Bakunin: noi ci dichiariamo nemici di ogni governo

Bakunin respinge con forza « il principio del governo della maggioranza da parte della minoranza in nome della pretesa stupidità della prima e della pretesa intelligenza della seconda ».

La conclusione del pensiero di Bakunin, conseguentemente, non può che essere: « Noi ci dichiariamo nemici di ogni governo, di ogni potere di Stato, nemici di un’organizzazione di Stato in generale e siamo convinti che il popolo potrà essere felice e libero solo quando, organizzandosi dal basso in alto per mezzo di associazioni indipendenti e assolutamente libere e al di fuori di ogni tutela ufficiale, creerà esso stesso la propria vita ».

Bakunin: solo finzione l’elezione dei “rappresentanti del popolo”

Il filosofo russo ammette solo un’eccezione: il popolo non potrà escludere « le influenze [ sulle proprie scelte ] diverse e ugualmente libere di uomini e di partiti ».

Al contrario, ribadisce, « ogni potere di Stato, ogni governo, per la sua medesima essenza e per la sua posizione fuori del popolo o sopra di esso, deve necessariamente mirare a subordinarlo a un’organizzazione e a fini che gli sono estranei ».

La « pretesa rappresentanza del popolo » è una « finzione », assicura. Secondo Bakunin, « le moltitudini [sono] costrette alle elezioni e che non sanno neanche perché e per chi votano ».

Unico risultato delle elezioni è, per Bakunin, « l’affermazione diretta e infallibile dei privilegi politici e economici della minoranza dirigente e della schiavitù economica e politica della massa del popolo ».

Fonti e Note:

[1] Michail Bakunin: Stato e anarchia [1873, clicca e scarica PDF].

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