
«Partecipare al voto e scegliere cinque volte Sì». È questa la posizione assunta all’unanimità dal Collettivo della Sinistra Libertaria al termine dell’assemblea online di domenica 18 maggio, in vista dei cinque referendum previsti per l’8 e 9 giugno.
Quattro quesiti, come già noto a qualcuno, riguardano l’estensione dei diritti per i lavoratori dipendenti. Il quinto propone di ridurre da 10 a 5 anni il periodo di residenza continuativa in Italia necessario ai cittadini migranti per poter richiedere la cittadinanza italiana.
Il Collettivo ha colto l’occasione per ribadire il proprio scetticismo verso la democrazia rappresentativa borghese. L’attuale legge elettorale è ritenuta iniqua, sia perché maggioritaria, sia perché è escludente verso le formazioni politiche non presenti in Parlamento. Inoltre, «la libertà informativa, pur sancita formalmente, è svuotata nei fatti: manca un autentico pluralismo. Stampa e televisioni sono quasi tutte controllate dalla destra e dagli interessi economici dominanti, mentre la voce della sinistra radicale e anarchica è assente. A questo si aggiunge che molti cittadini non dispongono di una reale libertà economica, condizione necessaria per esercitare una scelta veramente libera».
Diverso è il giudizio sui referendum. Sinistra Libertaria li considera uno dei pochi strumenti di democrazia diretta ancora disponibili. Insieme alle leggi di iniziativa popolare e alle petizioni, essi permettono un intervento diretto della popolazione, senza la mediazione dei partiti.
«È evidente che il sistema politico ed economico sta boicottando il voto dell’8-9 giugno», afferma l’Assemblea. «Gli spazi informativi sono stati quasi azzerati, come ha confermato anche l’AGCOM. E quelli rimasti sono occupati da risse televisive vuote di contenuti».
La strategia, secondo il Collettivo, è chiara:
- «far fallire il quorum,
- impedire l’approvazione di tutele per i lavoratori e
- mantenere la precarietà dei migranti, funzionale allo sfruttamento e al profitto»
Sul merito, Sinistra Libertaria definisce tutte le proposte referendarie «ragionevoli e necessarie». In particolare, sull’accesso alla cittadinanza, l’Assemblea afferma che «non dev’essere considerata un privilegio burocratico. Siamo tutti parte dell’unica Nazione Umana Universale».
Inoltre, si sottolinea che molti migranti vedono l’Italia solo come una tappa verso il Nord Europa. «Anticipare il riconoscimento della cittadinanza italiana – e quindi anche europea – facilita questo percorso, anziché ostacolarlo».
«La precarietà del migrante senza cittadinanza – sottolinea l’Assemblea – è proprio ciò che genera la concorrenza al ribasso di cui si lamenta la destra. Un immigrato con pieni diritti non accetta salari più bassi: lotta per condizioni migliori per tutti. Non rappresenta l’esercito di riserva evocato dalla propaganda rosso-bruna, ma un alleato nella battaglia per la giustizia sociale».
Bisogna votare e bisogna votare si a tutti i referendum per difendere il lavoro e dimezzare il tempo necessario per richiedere la cittadinanza, è assurdo che un immigrato che lavora in regola, paga le tasse, rispetta le leggi (requisiti fondamentali per la cittadinanza) debba attendere 10 anni + qualche altro anno per ottenere la cittadinanza.
Quando il Governo e la maggioranza invitano all’astensionismo, vuol dire che questi referendum hanno veramente il potere di cambiare la situazione in Italia. 5 SI per il nostro futuro!
Hai ragione. Premesso che il Jobs Act ce lo ha “regalato” il PD maggioritario di Renzi. In ogni caso viva la democrazia diretta, viva i referendum.-