Assemblea: vince la rivoluzione o l’abitudine?

rivoluzione social

«La rivoluzione? Si fa anche solo abbandonando i social mainstream o smettendo di mangiare carne».
Con queste parole, secche e dirette, il portavoce di Sinistra Libertaria ha aperto una recente assemblea online del Collettivo.

All’inizio può sembrare un’esagerazione. Un po’ ingenua, forse. Ma a pensarci bene, secondo lui, è proprio da lì che bisogna partire: piccoli gesti quotidiani che sfidano il potere delle grandi industrie – come quella alimentare – e che rompono con la dipendenza da strumenti che controllano l’informazione e la nostra attenzione.

Chi invece aspetta la “grande rivoluzione”… lo fa in poltrona, magari guardando l’ultima serie su Netflix. O pensa che debbano pensarci “altri”, magari con la violenza (ma senza disturbare troppo, ché noi siamo impegnati…).

Questo, più o meno, il punto di partenza del dibattito.
E ciò che è emerso è interessante.

Carne sì, carne no

C’è chi si è detto pronto a mangiare carne coltivata, o perfino insetti.
Altri, invece, hanno mostrato diffidenza verso i cibi “artificiali”.
Qualcuno ha criticato le politiche dei prezzi che spingono verso la carne perché costa meno. Ha proposto che lo Stato promuova il consumo di proteine vegetali – legumi e simili – invece di finanziare l’allevamento.

Altri hanno messo in luce il potere politico dell’industria della carne, che influenza partiti e Parlamento.
C’è chi ha chiesto incentivi per la filiera bio e a chilometro zero, per ragioni ecologiche e di salute.

Tra le proposte, una campagna per introdurre opzioni vegetariane obbligatorie nei bar e nei panifici. È già stata avanzata come petizione europea solo due anni fa da parte del Partito Vegano, ma ha avuto scarso seguito: poche migliaia di firme.

Si è parlato anche di etichette chiare sui cibi e di educazione alimentare, ma…

Alla fine, nessuno ha detto: «Io smetto di mangiare carne».

Al massimo si cerca la “carne etica”: uova da galline allevate a terra, animali “trattati meglio” prima di essere uccisi, o una macellazione “più umana”.
Qualcuno prova a ridurne il consumo. Ma rinunciarci del tutto? No.

Nemmeno quando si ricorda che gli insaccati sono classificati dall’IARC come cancerogeni certi, come il fumo.

Perché?
La risposta è semplice: è comodo.

Viviamo nell’epoca del fast food, dei pasti veloci, delle famiglie scomposte.
Nessuno ha tempo. Nessuno cucina.
E allora la carne vince: è pratica, è facile.

Parlare dell’impatto ambientale dell’allevamento – consumo di suolo, acqua, CO₂ – non smuove più nessuno.
Forse pensiamo che basti comprare un’auto elettrica o un frigo classe A. O passare a un contratto “green”.

La forza dell’abitudine vince sulla rivoluzione vegetariana

La frase più ricorrente durante l’assemblea?
“Cuocere una fettina è veloce. Farlo una o due volte a settimana non è un problema.”

Insomma, la comodità, le abitudini e il portafoglio contano più della “rivoluzione”.

Neanche il dato che circa il 10% degli italiani è vegetariano o vegano – e che quindi non si tratta più di una nicchia – sembra stimolare un vero cambiamento.

Social: odiati, usati, subiti

Anche l’altro tema della serata, l’uso (e abuso) dei social, ha generato un dibattito. Ma ancora una volta senza conclusioni.

Sì, qualcuno ha fatto notare che Facebook sta perdendo utenti: Fronte Ampio ha persino scritto “Facebook: 6 motivi per abbandonarlo“.
Ma intanto siamo tutti collegati a Google, Amazon, Microsoft.

C’è chi dice che non possiamo abbandonare i social: lì ci sono le persone con cui vogliamo parlare.
Meglio usarli a nostro vantaggio, per “fare propaganda”, dicono.
Sono strumenti utili, ma non dobbiamo diventarne schiavi.

Timidamente, qualcuno ha ammesso: “Stare sui social ci allontana dai rapporti veri”.

Altri hanno segnalato come alcune piattaforme (tipo Twitter) siano invase da contenuti di destra.
TikTok è finito sotto accusa per la disinformazione che veicola. C’è chi ha invocato una moderazione esterna, quasi censoria, invece di promuovere uno spirito critico.

Qualcuno ha parlato dell’“effetto nicotina” dei social: creano dipendenza.
È la gamificazione: l’ansia da like, da visualizzazioni, da approvazione.

E allora la rivoluzione può attendere

Nessuno ha chiesto davvero: chi controlla questi strumenti? E per fare cosa?
Oppure, se lo sa, preferisce ignorarlo.

Qualcuno, però, lo ha detto chiaro:
«Facebook e simili non hanno solo potere economico. Hanno anche il potere di orientare la cultura, controllare l’informazione, formare le coscienze».

Si è ricordato che è possibile usare sistemi operativi alternativi (Linux, ad esempio) accanto a Windows, anche sullo stesso computer.

Alla fine, si è concordato su una cosa: come Collettivo, bisogna fare informazione e formazione su software e servizi alternativi ai grandi colossi del digitale (Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft).

Molti nemmeno sanno che esistono.
Altri hanno paura di cambiare abitudini.

Un esempio? Mastodon. Esiste, ma è poco popolare. Le informazioni si possono cercare direttamente sui siti web o usando Feeder.

Creare e diffondere guide passo passo per iniziare a usarli…
Ecco, questa sì che potrebbe essere una prima rivoluzione. Su Fronte Ampio una guida a Briar. Qualcuno l’ha letta, la usa?

«Dobbiamo cercare di costruire un mondo nuovo», ha detto il portavoce.
«Un mondo dove anche i mezzi di comunicazione siano collettivi».

Ma poi la riunione è finita.
Senza decisioni.
Con un grande, eloquente, niente di fatto.

11 commenti su “Assemblea: vince la rivoluzione o l’abitudine?”

  1. Gaetano di Fede

    Chi va piano va sano e va lontano. Rosso di sera bel tempo si spera.Tanto va la gatta…… di detti di soluzioni di chiacchiere il mondo è pieno. Perde senso di “sparlare” di rivoluzione. Io da comunista sono per le cose facili Detto in tre parole cos’è il comunismo : SOCIETÀ SENZA CLASSI. L’ articolo non lo capisco perché inutile e fuorviante.Buonasera.

  2. Sinistra Libertaria

    D’accordo alla “società senza classi”. Io la chiamerei più chiaramente “senza padroni”. Ma come ci arrivi? Aspettiamo che il capitalismo soffochi da solo? Mettiamo le bombe? Con una lunga stagione di riformismo? Io credo che nessuna di queste strade funzioni! Credo che la “rivoluzione” pragmatica la dobbiamo fare noi. Uscendo dallo “stato”: non votando alle elezioni politiche perché non dobbiamo dare la delega a nessuno; non sostenendo l’industria del grande Capitale (anche mediatico). Ma se non siamo capaci di rinunciare alla fettina di carne e all’account Facebook o instagram tu credi vero che siamo capaci di volere vero il mondo senza classi?

  3. Gaetano di Fede

    Posso solo consigliarti: Il Manifesto e Il Che Fare? Se li hai già letti e non hai capito che cosa è la rivoluzione proletaria Lascia perdere. Non è un peccato mortale essere riformisti e non saperlo e cercare ” nuove” vie .Del resto vale per quelli che vanno a San Pietro per vedere una fumata bianca e sentirsi dire Habemus Papam ed esce uno vestito eccentricamente per dire : mai più guerre mentre la gente muore nelle 59 guerre in corso . Per le bombe dovresti parlarne con tutti i rivoluzionari da palcoscenico che oggi stanno fuori e ben pagati. Parla con Mario Capanna che non ha cambiato il mondo ma il suo portafoglio si 10.000€ e passa di pensione. Parla con tutti gli infiltrati delle B.R. I primi articoli contro il terrorismo piccolo borghese li trovi su mensile Lotta Comunista . La fettina di carne (umana) la sta già mangiando chi non ha nulla da mangiare. Noi abbiamo mandato cibo e medicinali a Gaza. E voi? La rivoluzione pragmatica è una barzelletta raccontata male. Senza padroni e il seguito della barzelletta o l’ inizio è uguale. La rivoluzione è La comune di Parigi e l’ Ottobre Rosso. Due libri vi consiglio: L’ uomo che fu giovedì e Gli asparagi e l’ immortalità dell’ anima.

  4. Francesco D'Antone

    Anche per cucinare una cotoletta di soia, ci vogliono 5 minuti circa. Non so se è una questione di praticità o piuttosto di abitudine.

  5. Gaetano di Fede

    Scusa Francesco la battuta stupida. Anche per fare un figlio delle volte dei 5 minuti ne avanzano 4.🤣Non è una questione di tempi, a me una fiorentina sanguinolenta con soli 3 minuti di cottura mi porta in paradiso.

  6. Gaetano di Fede

    Mettiamola seria. A sinistra libertaria mi sono permesso di consigliare due libri da leggere seriamente. Il primo del mio maestro preferito Achille Campanile dal titolo: Gli asparagi e l’ immortalità dell’ anima. Che a mio avviso ha la chiave per risolvere molti dei dilemmi di questo blog. Il secondo : L’uomo che fu Giovedì
    Romanzo di Gilbert Keith Chesterton, in risposta alle bombe sempre di Sinistra Libertaria, volendo spiegare come la penso su bombe, complotti e inseguimenti paradossali. Li leggo e rileggo da decine di anni e tutte le volte vi trovo risposte che nei libri importanti non trovo. Ovviamente il mio era solo un consiglio. Mi vengono in mente altri libri adatti allo scopo, ma credo di aver segnalato i migliori del caso. Mi scuso per il linguaggio non sempre forbito, tanto per ignoranza e un po’ perché sono cresciuto con Cecco Angiolieri e Ciullo d’Alcamo per non citare Pietro Fullone.

  7. Trovo sensato ridurre il consumo di carne, soprattutto per motivi ambientali e di salute, ma non credo che eliminarla del tutto sia la soluzione. Serve equilibrio: promuovere una dieta più vegetale è utile, ma senza estremismi. La vera rivoluzione, forse, passa proprio dalla moderazione e dalla consapevolezza quotidiana.

  8. L’importante è staccarsi dai social che veicolano informazioni sbagliate o fuorvianti. D’altronde l’alimentazione non può influire sulle nostre idee, ma circondarsi di informazioni errate e di propaganda fascista sui social può farci credere verità cose che non lo sono.

  9. Sinistra Libertaria

    Andrea sono drastico: le “informazioni” vanno cercate su libri, giornali “seri” (pochi), canali youtube “seri” (pochi). Il resto è intrattenimento. Tempo che togliamo ai primi (ai libri, etc), agli amici, alla famiglia.

  10. sui social il punto è che: su facebook ci sono tutti quindi se uno non è sui social è come se non esistesse; google è di gran lunga il miglior motore di ricerca quindi per certi versi si è costretti ad usarlo; idem per amazon dove si trova di tutto e a volte è l’unico modo per reperire cose che altrove non sanno nemmeno che esistano tipo i libri in lingua straniera…riguardo l’alimentazione non è semplice cambiare abitudini alimentare perchè il cibo è anche una sorta di gratificazione personale: quindi per rinunciare a mangiare qualcosa ci deve essere un fattore esterno più forte del piacere che da il consumare un determinato alimento…

  11. Sinistra Libertaria

    Non è così, Davide. Io esisto nella realtà, non nel mondo virtuale. Facebook è un finto “esistere”. Gli algoritmi fanno sì che i tuoi contenuti appaiano o no agli altri. Tu credi di esistere. Gli unici contenuti che girano solo quelli distrattivi (gatti, pizze, mare, viaggi); quelli d’informazione o di politica spesso vengono censurati. Ci sarebbe poi la questione del traffico di dati personali che sei obbligato ad accettare. Esistono altre applicazioni social, comunque, Mastodon funziona bene. Noi siamo su Mastodon. Su Amazon hai ragione in parte; è comodo certo, ed è economico. Ma esistono alternative. IBS, per i libri. Le abitudini alimentari si possono cambiare, anche senza essere troppo radicali. Ma il concetto è: se non sei capace di cancellarti da Facebook o rinunciare alla fettina di manzo come pensi di essere in grado di fare la rivoluzione ed abbattere il regime borghese?

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