
«E’ diventato quasi un dogma, tra gli anarchici, considerare l’uccisione dei capi di Stato, una volta compiuta, come qualcosa di anarchico» [1].
Un dogma di sangue e vendetta, duro come pietra, che l’anarchico tedesco Gustav Landauer [2] si propone di frantumare.
Landauer non è un uomo che si lascia chiudere in gabbia: anarchico solitario, socialista ma contro lo Stato, pacifista, attraversato da un misticismo ardente.
È da lì, da quella radice interiore, che pone la domanda:
«Cosa mai può avere a che fare l’uccisione di altri uomini con l’anarchismo, con la dottrina del raggiungimento di una società senza Stato e senza costrizione autoritaria?».
Per lui, gli anarchici che abbracciano la cosiddetta “propaganda col fatto” [3], quando questa è violenza, sono prigionieri di una «smania di protagonismo».
E non li chiama eroi: «anziché eroi o martiri, essi rappresentano una nuova tipologia di suicidi».
Con voce ferma, aggiunge: «a me pare che questi anarchici non siano abbastanza anarchici perché portano avanti una primitiva politica riformatrice: uccidere uomini fa parte degli ingenui tentativi del miglioramento dei primitivi».
Come costruire il Mondo Nuovo anarchico, secondo Landauer
Il suo giudizio è netto: «L’errore fondamentale degli anarchici rivoluzionari – aggiunge – è di credere che si possa raggiungere l’ideale della non-violenza per mezzo della violenza».
Per Landauer, «gli anarchici devono riconoscere che un obiettivo si può raggiungere solo se i mezzi sono della medesima natura del fine».
Dunque, se l’anarchia è contro la violenza dello Stato, «l’anarchia è là dove … gli uomini non usano nessuna violenza».
E ammonisce: «un altro errore fondamentale è che si debba consegnare l’anarchia al mondo». Perché «chi vuole donare la libertà al mondo, o meglio il proprio concetto di libertà, è un despota, non un anarchico».
Come allora “costruire” l’anarchia?
La risposta è una lama chiara: «L’anarchia non sarà mai un affare delle masse, non sorgerà mai tramite un’invasione o una sollevazione armata».
Non domani, ma ora: «L’anarchia non è una faccenda del futuro, ma del presente; non è una rivendicazione, ma una questione che riguarda la vita. Penso alla brama di rinascere dando una nuova forma al proprio essere e quindi all’ambiente circostante, ossia al mondo, fino a dove la forza di ciascuno lo consenta».
Per Landauer, l’anarchico è «un individuo senza padroni, libero, autonomo, che può definire qual è il suo istinto caratteristico e la sua propria vita».
E questa condizione «può realizzarsi unicamente in un mondo nuovo, in una terra ancora da scoprire».
Quella terra non è geografia, ma rivelazione: «Questa terra e questo ricco mondo li troveremo se scopriremo un nuovo uomo, ciascuno dentro se stesso, attraverso caos e anarchia, attraverso esperienze inaudite, silenziose e profonde».
In quel Mondo Nuovo, gli anarchici «non uccideremo nient’altro che se stessi, in un mistico decesso che, attraverso la più profonda meditazione, conduce alla rinascita».
Gustav Landauer: la sua “propaganda col fatto”
Non è un invito a piegarsi: Landauer non vuole predicare «quietismo e rassegnazione».
Vuole azione, ma un’azione diversa: «Mettiamoci insieme – afferma -, lottiamo per il socialismo municipale, per insediamenti comunitari, per cooperative di consumo o comuni abitative; fondiamo giardini pubblici e pubbliche biblioteche, abbandoniamo le città, lavoriamo di vanga e pale, semplifichiamo tutta la vita esteriore per dare spazio al lusso dell’intelligenza; organizziamoci e istruiamoci, lottiamo per nuove scuole e per conquistare giovani menti».
E lascia un’ultima eredità di metodo: «Bisogna imparare a riconoscere che ci sono centinaia di strade, statali ed extrastatali, per aiutare le masse a liberarsi dal bisogno; dobbiamo perdere l’abitudine di vedere ogni miglioramento, ogni rinnovamento, solo in rapporto con il nostro supremo e ultimo scopo, rifiutando assolutamente ogni alternativa. Per raggiungere uno scopo, non ci sarà mai e poi mai un’unica strada valida per tutti».
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Fonti e Note:
[1] La Comunità Anarchica, Elèuthera, Gustav Landauer, “Pensieri anarchici sull’anarchismo”, pag. 90-99.
[2] Anarcopedia, Gustav Landauer (1870-1919). Redattore di « Der Sozialist », traduttore e agitatore politico. Più volte arrestato, condannato e incarcerato “per aver incitato a forme di disobbedienza allo Stato”. Fu tra i fondatori della Repubblica dei Consigli di Baviera detta anche Repubblica Sovietica di Baviera (7 aprile – 2 maggio 1919), schiacciata nel sangue dai Freikorps (nel quale militavano molti futuri nazisti) per ristabilire il governo della borghesia.
[3] Anarcopedia, “Propaganda col fatto”.

