Il Reddito di Base è sempre più necessario

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Quando si parla di Reddito di Base, occorre preliminarmente chiarire che, sebbene per molti la povertà è solo un sinonimo di “miseria”, cioè della condizione di estrema deprivazione, in realtà la sua corretta definizione è quella della « impossibilità di condurre un’esistenza simile a quella della maggioranza dei membri della società cui si appartiene » [1].

I governi che si sono succeduti nel tempo più recente, hanno pensato che la lotta contro la povertà esistente e di quella incombente potesse compiersi tramite interventi “una tantum”, quali ad esempio il bonus per compensare le bollette energetiche care.

In realtà, se si vuole far uscire dal precariato la popolazione serve un intervento stabile. In tal caso, una strada reale per contrastare la povertà può essere rappresentata proprio dall’istituzione del Reddito di Base.

La politica deve porre attenzione alla povertà:

  • sia per il « progressivo allargarsi, in Italia, ma anche nel Mondo, di questa forbice, della differenza di condizione di vita tra la popolazione ricca e quella povera »,
  • che per la diffusione di « macchine, robot o programmi informatici che sempre più limitareranno l’esigenza di personale », come è riportato in “La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base“.

Naturalmente, « il reddito di base è sufficiente a garantire solo i bisogni più elementari. Ma ogni essere umano tende ad una propria realizzazione, che può essere raggiunta anche con un lavoro ».

Quindi, il Reddito di Base non disincentiva al lavoro!

Soprattutto, però, occorre parlare di Reddito di Base perché questo « è contrario alla legge del più forte ».

« Si tratta solo di cambiare un paradigma: dal lavorare per necessità al lavorare per piacere. L’impiego, cioè, dovrà divenire più allettante intervenendo su quei contesti ambientali di lavoro che oggi lasciano insoddisfatti (retribuzione, relazioni interpersonali con pari e superiori, locali insalubri, carenze nella sicurezza, procedure dell’impresa) », spiego nel mio saggio.

Il Reddito di Base va accompagnato dalla riduzione orario e dal salario minimo

Nell’opera sopra citata, sta scritto che « si dovrà necessariamente intervenire sull’orario di lavoro. Le ventiquattro ore lavorative settimanali potrebbero rappresentare un punto di equilibrio tra la citata proposta di Keynes delle 15 ore e quella comunista [ nel 2018 proposero le 32 ore, NdR] ».

E, ancora, che sarà necessaria « la contemporanea adozione di un salario minimo nazionale, poi, oltre che allinearci ai restanti ventidue Stati europei dove questo è già una realtà, comporterebbe l’elevazione della paga oraria in maniera sufficiente da rendere sempre attraente l’impiego » [2].

Il Reddito di Base costa 250 miliardi: serve manovra ciclopica!

Quanto costa il Reddito di Base?

La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base” è l’unico saggio in materia che si addentra nell’ipotizzare un importo di Reddito Universale di Base e, soprattutto, nell’individuare le coperture economiche dell’istituto di sostegno al reddito.

« Se prendiamo a base un importo unico nazionale pari a 600 euro al mese per ogni adulto non pensionato (vedi proposta De Petris), e di 200-300 euro per i minori – si legge nel saggio – risulterebbe un fabbisogno di circa 250 miliardi annui. Una cifra enorme se solo si considera che la voce entrate dell’intero bilancio dello Stato italiano ammonta a 516,7 miliardi di euro » [3].

« In questo studio, però – si spiega – , abbiamo dimostrato che il pur enorme costo del reddito di base (circa 250 miliardi, come abbiamo calcolato), è [in parte, NdR] auto finanziabile tramite:

  • il contemporaneo riordino di alcune voci dell’attuale bilancio dello Stato (bonus fiscale, finanziamenti all’assistenza e per il lavoro),
  • la soppressione dei trattamenti fiscali sostitutivi e delle detrazioni fiscali,
  • l’eliminazione delle varie agevolazioni erariali settoriali [4].

Una residua copertura del proposto Reddito di Base, avverrebbe tramite:

  • l’aumento delle tasse patrimoniali già esistenti (sul risparmio e sulle successioni),
  • e, eventualmente, una rideterminazione più progressiva delle aliquote dell’imposta sul reddito » [4].

D’altro canto, « è necessaria una redistribuzione delle ricchezze dagli smisuratamente ricchi verso i più poveri, in maniera tale da diminuire le eccessive disuguaglianze oggi esistenti ».

Fonti e Note:

[1] RedditodiBase.org, “Introduzione al Reddito di Base”.

[2] RedditodiBase.org, “Le presunte controindicazioni al Reddito di Base”.

[3] RedditodiBase.org,Come si può finanziare il Reddito di Base”.

[4] RedditodiBase.org, “Proposte e conclusioni”.

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3 risposte

  1. Robertoaliassalvo ha detto:

    In sintesi; il lavoro deve essere un piacere e se non piace lavorare mi dai 600 euro al mese per vivere in modo dignitoso!!! E’ così?

  2. Nicolò Vignanello ha detto:

    Ci andrei cauto sulle cifre. Aggiungo che bisogna ragionare in termini differenti dal tradizionale per non incappare nella logica riformista (che certo questa testata non segue): in sistema non si cambia, si abbatte!

  3. Segretario Generale ha detto:

    Sulle cifre, il conto è prettamente matematico. Ci vogliono 250 miliardi circa per un Reddito di Base Universale e Individuale.
    Sul come reperirli, ho esaminato il bilancio dello stato. Si trovano “stravolgendolo” un tantino.

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