Emma Goldman: Individualità e individualismo

Emma Goldman

« Se non fosse per il “genio umano”, questa qualità intrinseca e persistente dell’individualità, saremmo ancora a vagare nelle foreste primordiali ». Alle volte una considerazione banale come questa di Emma Goldman è necessaria.

Meno banale, invece, spiegare con quali difficoltà si sviluppa « il “genio umano” che è un altro modo di chiamare la personalità e l’individualità ». « Si fa strada – spiega la Goldman – attraverso il buio dei dogmi, le mura spesse della tradizione e delle usanze, sfidando tutti i tabù, annullando il potere opprimente, affrontando le ingiurie e la morte, per essere poi, alla fine, salutato come profeta e martire dalle generazioni future ».

In altre parole, « il processo civilizzatore è consistito in una lotta continua dell’individuo o di un gruppo di individui contro lo Stato e persino contro la “Società”, e cioè contro la maggioranza soggiogata e ipnotizzata dallo Stato e dal culto dello Stato ».

Nella sua riflessione sull’individuo, l’anarchica russo-statunitense si pone la domanda sul « ruolo che ha svolto il potere o il governo nello sforzo umano di miglioramento, nelle invenzioni e nelle scoperte ». La risposta è secca e senz’appello: «praticamente nessuno, o, almeno, non ha dato alcun contributo utile. È sempre stato l’individuo che ha realizzato qualsiasi prodigio in queste sfere di attività, e di solito nonostante i divieti, le persecuzioni, le interferenze da parte dell’autorità, umana e divina ».

Se Emma Goldman loda l’individuo, tiene però anche a precisare come « l’individualità” non va confusa con le varie idee e concetti di “individualismo” »[1].

Di quest’ultimo termine la valutazione è, invece, negativa.

« Questo cosiddetto “individualismo” – scrive -, che si presenta come laissez-faire nella sfera sociale ed economica, si traduce poi nello sfruttamento di classe delle masse attraverso imbrogli legali, e indottrinamento sistematico allo spirito servile che va sotto il nome di “educazione” ». L’individualismo, infatti, « ha trasformato la vita in una corsa degradante per conseguire dei premi sotto forma di beni materiali, prestigio sociale e dominio sugli altri. La sua massima formula di saggezza è: “che ognuno pensi a sé e tanto peggio per gli altri” ».

Ma non solo. « Il lungo processo della storia ha insegnato che la divisione e i conflitti significano morte, e che l’unità e la cooperazione fanno progredire la causa dell’essere umano, ne moltiplicano l’energia e ne sviluppano il benessere ».

La sostanza del pensiero di Emma Goldman qui esposto può essere così ridotta: è necessaria la tutela dell’individualità all’interno di un progetto di volontaria reciproca cooperazione degli individui.

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Fonti e Note:

[1] Emma Goldman (1869-1940), tratto da “Il posto dell’individuo nella società” (1940).

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