Abolire l’ergastolo: pena massima duri 15 anni

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Il carcere, così com’è, va abolito.

Così com’è, il carcere non rispecchia i dettami costituzionali del “recupero” del reo e dell’umanità e dignità del trattamento.

E non è questione di spazi, se, in cella, raggiungano i tre metri quadri di suolo calpestabile per detenuto.

Un’interessante analisi del problema “carcere” è quella pubblicata da Luigi Manconi e altri [1].

Ma in materia, sorprendentemente, sono diversi i testi pubblicati [2].

E’ necessario, scribono gli autori di “Abolire il carcere“, « il superamento delle classificazioni penitenziarie limitative dei diritti, a partire dalla previsione di una “alta sicurezza”, peraltro non contemplata dalla legge », ad esempio.

« Andrebbe poi fortemente ridotto l’ambito di applicazione del “carcere duro” (art. 41-bis), riservandolo ai casi di estrema e comprovata indispensabilità ».

Ergastolo da abolire: serve un tetto alla durata massima della pena

Ma, soprattutto, occorre « porre un tetto alla durata possibile della pena detentiva, tramite l’abolizione dell’ergastolo ».

Oggi, si precisa in “Abolire il carcere”, « su 1.779 ergastolani, a giugno 2021 erano gli ostativi nelle nostre carceri erano 1.259, ovvero il 70,77 per cento, presumibilmente tutti destinati a morire in stato di detenzione; la liberazione condizionale è stata concessa a un ergastolano nel 2019, a quattro nel 2020, a nessuno nei primi sei mesi del 2021 ».

Da qui la loro proposta: « è ragionevole la più moderata delle proposte di Luigi Ferrajoli, secondo cui la reclusione non dovrebbe superare i quindici anni » [1].

Ovviamente sul numero di anni di reclusione, prima di concedere la libertà o, comunque, misure interdittive e restrittive alternative, si può discutere. Anni fa, in parlamento, ad esempio, circolava una proposta di legge per individuare tale limite in 34 anni.

Abolire l’attuale carcere per sostituirlo con un’istituto nuovo

« Escludendo la possibilità di reinserimento sociale del condannato, il carcere a vita contrasta con il principio rieducativo al quale, come qui insistentemente ribadito e secondo il dettato costituzionale, deve ispirarsi la pena ».

Infine, vanno garantiti « diritto alla salute e alla cura del corpo, diritto alle relazioni famigliari, amicali e sessuali, diritto a un’adeguata offerta di istruzione, formativa e lavorativa, diritto alle pratiche di culto: tutti diritti che non possono essere compressi per alcuna ragione finanziaria o organizzativa » [1].

Ciò, « sulla base del principio della minimizzazione della sofferenza penale cui si ispira il nostro ordinamento costituzionale ».

Il carcere costa 3,2 miliardi, 160 euro al giorno per detenuto

Nella prefazione di “Abolire il carcere”, l’ex pubblico ministero Gerardo Colombo scrive: « ciò di cui si prospetta l’abolizione è il carcere così come è praticato, come funziona, come vi si vive oggi ».

« Se si realizzasse tutto quel che gli autori propongono, il carcere che ne uscirebbe sarebbe così diverso da quello attuale che il nome che ora usiamo per definirlo non lo identificherebbe più », spiega ancora Colombo.

L’ex PM conclude con un dato e una battuta: la prigione è « un sistema che costa nell’anno in corso (2022) quasi 3 miliardi e 200 milioni di euro, per gestire circa 55.000 detenuti con una spesa giornaliera di circa 160 euro a detenuto. [3] Faceva argutamente notare un ospite di un istituto di pena milanese: “Me ne dessero la metà sicuramente smetterei di delinquere” ».

Fonti e Note:

[1] “Abolire il carcere” di Luigi Manconi, Stefano Anastasia, Valentina Calderone, e Federica Resta.

[2] Sono più di quante s’immaginino le pubblicazioni il merito alla necessità dell’abrogazione del carcere. Da “Perdono responsabile: perché il carcere non serve a nulla” di Gherardo Colombo a “Abolire il carcere” di Angela Davis, Valeria Verdolini e altri, continuando per “Perché abolire il carcere. Le ragioni di «No Prison»” di Livio Ferrari, Giuseppe Mosconi e altri.

[3] FronteAmpio, 13 agosto 2022, “Carceri: un detenuto costa 164 euro al giorno“.

2 risposte

  1. Nicolò Vignanello ha detto:

    Io invece introdurrei il “delitto di danno alla società civile” da infliggere ad esempio a quei mafiosi che hanno distrutto il tessuto civile della zona in cui sono cresciuto (Agrigentino) considerando quel territorio il loro libero pascoli per spacciare, fare affari sull’abusivismo, uccidere in pieno giorno nelle piazze affollate. Questa gente non si può redimere.
    È vero il carcere dovrebbe rieducare ma lo può fare con gli esseri umani non con le bestie – con tutto il rispetto per gli animali – che non hanno scrupoli a strangolare un bambino (il figlio di Di Maggio, poi sciolto nell’acido) o fare saltare in aria due gemellini (attentato al giudice Palermo a Trapani) tanto per fare due esempi a caso. Questa è gente che va tenuta rinchiusa per non nuocere. È vero si cambia ma mai del tutto, le cellule celebrali non si rigenerano come le altre!

  2. Natale Salvo ha detto:

    La questione è l’abolizione della parola “ergastolo”. Poi le proposte sono limite 15 anni, oppure limite 34 anni. Nessuno ha detto che chi uccide 100 persone deve stare in giro al supermercato o andare a pescare a Marettimo.

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