Unire la sinistra: missione possibile?

sinistra-unita

Sul server Discord di Sinistra Libertaria, qualche giorno fa, è stato lanciato uno spunto per il dibattito: «Visto che siamo tutti d’accordo sul fatto che la sinistra dovrebbe unirsi, la domanda è: come e con quali paradigmi?».

Il dibattito non si è fatto attendere.

Tuttavia, qualcuno ha subito notato una lacuna nella domanda iniziale: mancava una definizione condivisa di cosa si intenda per “sinistra”. Chi la rappresenta? Senza chiarire questo punto, è stato osservato, ogni risposta rischia di essere un esercizio teorico privo di fondamento.

Per chiarire, chi aveva aperto la discussione ha proposto di restringere il campo alla “varie scuole del socialismo”. Un altro partecipante ha ulteriormente limitato l’ambito, escludendo i liberali mascherati da progressisti: «Dalla socialdemocrazia in poi, ma niente PD e simili».

Il promotore del dibattito ha allora rilanciato, affermando che, pur avendo definito chi includere e cosa intendere per sinistra, restava da chiarire come unificare queste forze: con quale metodo far sì che alcune rinuncino a parti della propria identità — magari a quegli elementi che, secondo alcuni, «hanno storicamente fallito»?

A questo punto, è emersa una voce critica: l’idea di una “sintesi” unica tra tutte le componenti della sinistra è stata giudicata utopica. Esisterebbero, secondo questa posizione, tre “scuole” inconciliabili:

  • social-democrazia,
  • socialismo e
  • anarchia.

Compromesso con la borghesia, comunismo diretto e quello mediato dal socialismo; Stato e anti-Stato. E, tra questi poli, una moltitudine di sfumature.

L’unico terreno d’unione possibile a Sinistra, si è detto, è il confronto: nel dibattito e nelle azioni comuni.

Si potrebbe provare, ad esempio, ad unire le scarse risorse per realizzare un unico grande contenitore comunicativo, non identitario, ma dove le varie “anime” della sinistra possano confrontarsi.

Qualcuno ha tentato comunque di indicare un possibile “come”: la prima urgenza, a suo avviso, sarebbe sovvertire la classe dirigente dei partiti di sinistra. Tuttavia, non è stato chiarito come realizzare un cambiamento del genere. Un altro intervento è parso più pragmatico: per lui, occorre partire da un confronto concreto sui problemi che affliggono gli ultimi e i più deboli, «sporcandosi le mani» ascoltando anche chi la pensa diversamente, raccogliendo dati e opinioni dalla società.

In questo senso, è stato fatto l’esempio del recente referendum dell’8-9 giugno: bisognerebbe interrogarsi su perché la società italiana, secondo i risultati emersi, sembri non volere gli immigrati.

Per alcuni, dunque, la “sinistra” non è altro che quella forza politica che, ascoltati i problemi — siano essi individuali o collettivi — discute e costruisce un piano condiviso per risolverli.

Verso la conclusione del dibattito, il promotore ha provato a tirare le fila del discorso con alcune citazioni.

Secondo lui, la sinistra dovrebbe unificarsi partendo da un punto comune fondamentale: «Essere figlia dell’Illuminismo, e dunque fedele alla ragione». Citando Murray Bookchin in Il futuro della sinistra, ha ricordato che:

«La sinistra del futuro deve essere solidamente radicata nella teoria, se vuole riuscire a comprendere il presente in rapporto al passato e il futuro in relazione al presente. La mancanza di un’impalcatura filosofica nell’interpretare gli eventi, passati e presenti, renderebbe le sue intuizioni teoriche frammentarie e prive di contestualità e continuità».

Ha poi sottolineato che la sinistra deve imparare a pensare in modo non solo antagonista, ma anche propositivo. Ancora da Bookchin, ha richiamato l’importanza di concentrarsi su questioni di natura interclassista, rivolgendosi non solo alla classe operaia ma anche alla classe media.

«Dobbiamo superare il solito discorso vetusto della guerra di classe. Guardare solo al lavoratore, come ho sentito dire in varie occasioni, è un errore».

Infine, ha citato Kropotkin, sottolineando il valore del mutuo appoggio come motore dell’evoluzione sociale e biologica, in contrasto con la visione darwinista che esalta la competizione individuale come unico fattore evolutivo.

In conclusione, ha sintetizzato così il pensiero emerso:

«Per ricapitolare: bisogna unire la sinistra riscoprendo le sue radici illuministe, attraverso il dialogo e il confronto tra le sue varie componenti. La battaglia più urgente oggi è quella per la cultura».

Vista così semplice, però, ci sarebbe da domandarsi perché questa unità non si sia già realizzata, nonostante sforzi passati (falliti) di comitati promotori di unità “a secco” come la Confederazione delle Sinistre.

Tuttavia, non tutti sono rimasti pienamente soddisfatti. A qualcuno è parso che il dibattito fosse viziato da una doppia mancanza:

  • da un lato, l’assenza di un’analisi almeno empirica della società attuale;
  • dall’altro, la carenza di una proposta concreta su quale modello di organizzazione sociale la sinistra dovrebbe tendere a costruire.

Per questo motivo, ha invitato tutti a proseguire la discussione in una nuova assemblea online.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto